Monti in campo/1. Una terza via è possibile?

Lo scenario politico che troviamo alla riapertura delle scuole, dopo la pausa per le festività natalizie e di fine/inizio anno, è sensibilmente cambiato rispetto a quello prospettato ai lettori a dicembre, subito dopo le dimissioni rassegnate dal governo tecnico presieduto per poco più di un anno dal prof. Mario Monti.

La novità che ha cambiato lo scenario è costituita dalla decisione del premier uscente di scendere (o “salire”, come lui preferisce dire) in politica, presentandosi alle elezioni del 24-25 febbraio con una propria lista, destinata inevitabilmente ad entrare in competizione con quelle dei due maggiori partiti – il Pdl e il Pd – che avevano assicurato il sostegno parlamentare alla sua esperienza governativa.

Si era trattato, come è stato detto, di una ‘strana maggioranza’, perché formata da partiti che nelle elezioni del 2008 si erano presentati su posizioni contrapposte, nella logica di bipolarizzazione del consenso e della rappresentanza politica che aveva fino a quel momento caratterizzato la ‘seconda Repubblica’. Venuta meno tale anomala maggioranza, necessitata da ragioni di emergenza economica, era naturale attendersi che sarebbe ripresa la naturale dialettica destra-sinistra, anche se con qualche turbolenza all’interno dei due schieramenti.

La decisione di Monti di sfidare in campo aperto i due maggiori contendenti rilancia una proposta politica – quella di un centro liberaldemocratico e riformatore – che mancava dai tempi della prima Repubblica. Si tratta di vedere, esaminando i vari punti dell’agenda Monti, che è in sostanza la sua piattaforma elettorale, se questa ‘terza via’ guarda avanti o indietro. Proviamo ad applicare questo schema interpretativo alla politica scolastica.