
Corporativismo, anche Uil Scuola, Gilda e Ghizzoni (Pd) contro le parole di Monti
Nuove prese di posizione, ma sarebbe meglio dire “prese di distanze”, di fronte alle accuse di conservatorismo e corporativismo del presidente del Consiglio Mario Monti e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei confronti di chi lavora nel mondo della scuola.
Tra di esse, quella del segretario generale della Uil scuola Massimo Di Menna, il quale invita “il Governo ad impegnarsi verso i ‘veri corporativismi’ che non sono stati toccati”.
“Il contrasto tra il numero di auto blu, le retribuzioni dell’alta burocrazia, la ridondanza dei nostri palazzi del potere che galleggiano nella burocrazia di uno Stato che non si fida di se stesso e che intralcia la vita dei cittadini, con le condizioni di lavoro di quei dei tanti, come gli insegnanti – aggiunge Di Menna – che fanno funzionare l’Italia con scarsissimi riconoscimenti è molto evidente. Se pensiamo a paesi come l’Olanda l’Inghilterra, la stessa Germania, dove regole, sobrietà, senso dello Stato, operosità, buon utilizzo delle risorse pubbliche, sono insite nel sistema politico, ci accorgiamo di quanta più Europa occorra per il nostro Paese”.
Anche il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, replica alle dichiarazioni di Monti in merito all’aumento dell’orario di lavoro per i docenti: “Prima di accusare gli insegnanti italiani di corporativismo conservatore, Monti dovrebbe chiedere lo stesso sacrificio ai suoi colleghi universitari”.
Sul fronte politico, è Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, che replica al premier Monti, ricordando: “L’abrogazione della norma sull’aumento di sei ore dell’orario di lezione frontale per gli insegnanti non è stata la difesa di un corporativismo, ma una azione di civiltà rivolta verso un provvedimento che avrebbe avuto ricadute peggiorative sulla qualità della didattica e sui livelli di apprendimento degli studenti e sui livelli occupazionali. Il nostro sistema di istruzione ha assoluta necessità di innovazione, a partire dalle politiche economiche che la riguardano: dopo anni di tagli alla scuola, all’università, al diritto allo studio e, più in generale, alla cultura, è necessario abbandonare politiche di stampo ragionieristico per compiere una inversione di rotta. Anche il governo Monti, avanzando la richiesta di un “contributo di generosità”, ha cercato di percorrere la stessa strada: la proposta di aumentare l’orario di lezione a parità di salario nulla aveva di innovativo e dimostrava scarsa considerazione e conoscenza della scuola. È stato un grave errore – spiega Ghizzoni – a cui il Parlamento ha posto rimedio. Il tema del lavoro degli insegnanti non può prescindere da una prospettiva culturale e politica, che valuti adeguati livelli retributivi, una riforma del tempo scuola e una riorganizzazione degli spazi della didattica, e non può che tendere al rilancio della professione docente e del suo ruolo sociale. Alla scuola e alla cultura – conclude Ghizzoni – non serve “gradualità”, ma una inversione di tendenza e un moto d’orgoglio”.
Il vicepresidente della Commissione Cultura della Camera, Pierfelice Zazzera, dell’Idv, preferisce invece parlare di “ennesima provocazione di un Presidente del Consiglio assolutamente irresponsabile”, e definisce “questo Presidente del Consiglio e tutti i tecnici del Governo” come “veri e propri macellai sociali”.
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