
Primarie Pd/1. Molto spazio alla scuola
Nel confronto interno tra i candidati alla guida del Pd si è dato molto spazio alle tematiche riguardanti l’istruzione e i suoi principali protagonisti, gli insegnanti e gli studenti. Soggetti ad alta visibilità, i primi per le vicende contrattuali (tagli di organico, blocco della contrattazione), le modeste condizioni economiche messe in luce dai confronti europei e le rivendicazioni dei precari; i secondi per le numerose manifestazioni di disagio e di protesta che hanno punteggiato questo inizio dell’anno scolastico.
Su un punto tutti i candidati alle primarie del Pd hanno convenuto: la necessità di invertire il trend degli ultimi cinque anni (ma il processo ha avuto inizio anche prima) verso la riduzione della spesa per l’istruzione rispetto al PIL e al totale della spesa pubblica.
I tre principali contendenti, Bersani, Renzi e Vendola, non sembrano però convergere su come utilizzare le (eventuali) risorse aggiuntive. I più espliciti sono Renzi e Vendola. Renzi spenderebbe prioritariamente per la “formazione e l’incentivazione degli insegnanti”, “gli incentivi ai dirigenti scolastici basati sulla valutazione della performance delle strutture loro affidate”, “una formazione in servizio per gli insegnanti obbligatoria e certificata”, “la valutazione e incentivazione degli insegnanti, attivando in ciascun istituto scolastico un meccanismo finalizzato all’attribuzione di un premio economico annuale agli insegnanti migliori”. Neanche una parola sui precari.
Vendola centrerebbe invece la sua azione prioritariamente proprio sulla stabilizzazione degli insegnanti precari, le cui condizioni di vita e di lavoro “raccontano il progetto criminale della destra, della trasformazione di scuola ed università in aree di parcheggio dequalificate dove una generazione può imparare ad apprendere solo nella subordinazione e nella precarietà”.
Più cauto e realista Bersani: “Non è pensabile che ogni sei mesi si dia uno schiaffo alla scuola, non si può ragionare solo in termini di risorse”, spiega, anche perché “oggi tutti, bambini compresi, siamo subissati di informazione, ma l’informazione non è conoscenza. E gli scaffali dove posare l’informazione e farla diventare conoscenza li possono costruire solo gli insegnanti”. Sul mondo dell’istruzione, sottolinea Bersani, “bisogna fare un discorso di impianto, quasi costituente”. Senza sconvolgimenti, però: “Non possiamo ogni sei mesi dare instabilità al sistema”.
Il confronto-scontro più aperto sulla scuola, comunque, è tra Renzi e Vendola. Ne diamo conto nella successiva notizia.
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