
Concorso. Comunque
Domani, dunque, con l’annunciata pubblicazione del concorso per titoli ed esami inizia una nuova stagione del reclutamento. Il ministro Profumo non ha voluto sentire ragioni e ha forzato i tempi per voltare pagina. Non si può non dargliene atto.
Avrebbe potuto fare meglio? Forse sì.
Avrebbe potuto per esempio essere più puntuale sull’annuncio dei numeri dei posti e dell’avvio immediato di un successivo altro concorso con nuove regole.
Avrebbe dovuto avere più coraggio e più tempestività per cambiare tutte le regole dei concorsi nella scuola, avvalendosi anche di un aiutino legislativo già nella primavera scorsa.
Si sarebbe dovuta focalizzare l’attenzione sulle tantissime graduatorie esaurite.
Ma ora i giochi sono fatti e, se anche questo non sarà il migliore dei concorsi, avrà il merito di segnare una svolta sulle procedure di reclutamento e affermare il primato della selezione per merito come prevede la Costituzione.
I punti deboli del concorso non possono però essere l’alibi per rifiutarlo. Il no a questo concorso è strumentale per nascondere il vero obiettivo: svuotare tutte le graduatorie ad esaurimento prima di bandire qualsiasi concorso per esami perché i docenti che hanno superato il concorso del 1999 sono inclusi nelle graduatorie ad esaurimento. Di fatto il rispetto della ripartizione percentuale dei posti tra concorso ordinario e graduatorie ad esaurimento è solo formale perché i posti sono utilizzati quasi per intero solo per lo scorrimento delle graduatorie.
Uno svuotamento totale che comporterebbe un tempo medio di attesa di almeno dieci anni per assorbire 180 mila precari al ritmo di 15-20 mila posti disponibili all’anno (più del doppio per le graduatorie lunghe dell’infanzia e della primaria). E quel tempo di attesa significherebbe un uguale tempo di rinvio per la selezione delle fasce più giovani.
Senza contare che le graduatorie dei vecchi concorsi continuerebbero a scorrere recuperando quei candidati dichiarati idonei e non inclusi nelle graduatorie ad esaurimento che in tutti questi anni hanno fatto (comprensibilmente) altri lavori senza sapere nemmeno cosa fosse la scuola, ma che qualcuno ha continuato a chiamare strumentalmente precari della scuola.
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