
Cavazzuti (Pattichiari) a Tuttoscuola: Il LES? Il Marito Ideale
Filippo Cavazzuti, presidente del Consorzio Pattichiari, e Professore di Economia e regolazione dei mercati finanziari all'Università di Bologna, interviene nel nostro dibattito sul liceo economico e sociale, e invia a Tuttoscuola questo articolo
In via generale è diffuso il convincimento che accrescere e migliorare il livello di cultura economica dei cittadini è una priorità per tutti i paesi più o meno sviluppati, non soltanto per favorire la crescita economica e sociale, ma anche per rispondere alle esigenze sociali emerse con forza a seguito della recente crisi.
Se ciò è vero in via generale, quale contributo può dare il Liceo economico- sociale alla formazione di cittadini consapevoli? La risposta già si trova in uno scritto del più famoso e autorevole economista del novecento, John Maynard Keynes, che nel 1924 scrisse: “un buon economista (…) deve essere in un certo modo matematico, ,storico, statista, filosofo, maneggiare simboli e parlare in vocaboli, vedere il particolare alla luce del generale toccare astratto e concreto con lo stesso colpo d’ala del pensiero”. Aggiunge Keynes l’arcinoto precetto che occorre studiare con spirito “disinteressato (…) il presente alla luce del passato e in vista dell’ avvenire”. E’ evidente in questo precetto di Keynes l’importanza della “ricchezza delle eterogeneità” della economia politica che deve consentire di dialogare non soltanto con le discipline matematiche, statistiche e del calcolo delle probabilità, ma anche con le altre discipline appartenenti alle scienze umane, come la storia, la psicologia, la filosofia e l’economia cognitiva.
Lo “spirito disinteressato” raccomandato da JMK richiama il pensiero di un altro famoso economista (premio Nobel per l’economia) John Hicks, che in un saggio del 1985 intitolato “Una disciplina non una scienza” ha scritto che “Penso che gli economisti abbiano spesso il difetto di esagerare, di reclamare più di quanto dovrebbero per la loro disciplina”. E più avanti mette in guardia sul fatto che: “L’economia pura ha una notevole possibilità di produrre conigli dai cappelli – proposizioni apparentemente a priori che apparentemente si riferiscono alla realtà… perciò quelli che di noi non credono nella magia, devono essere convinti che ciò accada in qualche modo”.
Un’impostazione non dogmatica delle discipline del Liceo economico-sociale dovrebbe, ad esempio, concorrere a valutare criticamente i modelli dominanti di perfetta razionalità (frutto della filosofia utilitaristica dominante nell’ottocento) che si basano sulle Ipotesi dei mercati efficienti, che a loro volta si basano sul mito della razionalità dei comportamenti degli agenti economici. Ipotesi che il premio Nobel Robert Shiller ha definito (nel 2000) “the most remarkable error in the history of economic thought”; cui Paul Krugman (altro premio Nobel) ha aggiunto (nel 2009) che “the belief in efficient markets blinded many if not most economists to the emergence of the biggest financial bubble in history. And efficient market theory also played a role in inflating that bubble in the first place”.
La ricchezza della eterogeneità dell’economia politica ha consentito di mostrare che assai spesso il comportamento degli agenti economici è deviante rispetto al modello di perfetta razionalità che postula la massimizzazione dell’utilità individuale in un contesto di perfetta informazione. In particolare questi studi hanno mostrato che l’agente economico è spesso condizionato da: a) overconfidence che porta a sottostimare i rischi di mercato, di impresa, di controparte e così via; b) decisioni adottate con riferimento a campioni statistici non rappresentativi dell’universo e dunque gli eventi considerati sono disposti sulle code sottili delle distribuzioni probabilistiche. Si sovrastima così la probabilità di successo; c) indisponibilità dell’agente economico a riconsiderare le decisioni assunte nel passato il cui fallimento è attribuito a fattori esterni e non ad errori commessi in proprio. Ovvero che errare è umano, ma perseverare è diabolico.
A questa impostazione la scuola italiana ha già tentato di rispondere in passato, anche se nel tempo si è concentrata su aspetti sempre più tecnici e astratti. Ciò è diventato evidente nell’attuale scenario dove numerosi modelli quantitativi, studiati da generazioni di giovani, sono stati messi in discussione dalla congiuntura economica.
Il valore del Liceo economico-sociale consiste, quindi, nel (ri)presentare le scienze economiche, non più come materie esclusivamente tecniche, quantitative e ”noiose”, ma come appartenente alle scienze umane, ovvero come competenze storiche, filosofiche, sociali, giuridiche che, insieme alle scienze statistiche, matematiche e ai calcoli probabilistici, contraddistinguono i buoni economisti alla JMK. E’ questa la via maestra per non credere nei “conigli dai cappelli” e per non cadere negli errori che la professione medica commise ai tempi della peste: errori commessi per non avere osservato con scrupolo i fatti del suo tempo, ma anche per non ridiscutere l’apparato concettuale di allora. Soccorre al riguardo lo scritto (del 1980) dello storico Carlo M. Cipolla sulle cause della peste allora identificate in “miasmi e umori appiccicaticci“. Sostiene Cipolla “Che la storia della medicina in Europa dalla fine dell’età classica agli inizi dell’età contemporanea è la curiosa storia di un paradigma teorico fondamentalmente sbagliato…Può apparire strano oggi col senno di poi che a nessuno passasse per la mente di incriminare pulci e topi…(che) abbondavano anche quando di peste non c’era manco l‘ombra…(e che, i topi e le pulci ) li si esonerasse di ogni responsabilità quando all’improvviso compariva inopinatamente la peste”. Conclude Cipolla: “La storia del pensiero medico dei secoli XII-XVII dimostra che paradossalmente è ben più facile che l’uomo adatti dialetticamente i fatti osservati al paradigma imperante piuttosto che rinunci al paradigma imperante in ossequio a nuove possibili interpretazioni dei fatti”.
Ci dobbiamo oggi domandare, per analogia a quanto denunciato da Cipolla, se la cultura economica condizionata dai paradigmi imperanti, o da una scuola di appartenenza, oppure dagli investimenti intellettuali del passato, per troppo tempo abbia consentito che “topi e pulci” (caso mai camuffati con la livrea di una prestigiosa banca di investimento internazionale) siano stati lasciati liberi di aggirarsi con il loro carico tossico nei i mercati finanziari prima dell’apparizione della crisi.
Infine, la ricchezza della eterogeneità dell’economia politica consente, tra l’altro, ai giovani non soltanto di apprezzare e comprendere nello studio della storia, ad esempio,i grandi mutamenti originati dalle guerre commerciali tra le nazioni e dalle nuove rotte oceaniche dei commerci che hanno determinato la crescita ed il declino di molti paesi, ma anche, altro esempio, di godere la grande letteratura come Il conte di Montecristo di Dumas (ove si illustra un caso di manipolazione informativa del mercato) o la commedia brillante di Oscar Wilde, Il Marito ideale, che ruota intorno a un caso di insider trading.
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