
Profumo: stabilità e innovazione
“Voglio usare bene le risorse che ci sono. Finora – ha puntualizzato il ministro Francesco Profumo in una intevista rilasciata al quotidiano La Stampa la scorsa settimana – non è stato fatto. C’è poca attenzione al controllo della spesa. Non si curano i dettagli. Invece chi governa dovrebbe avere a cuore che ogni euro sia impiegato bene. E solo a quel punto chiedere più risorse”.
Più chiaro di così il ministro non poteva essere. Se ‘discontinuità’ ci sarà, come chiedono i sindacati e alcuni autorevoli esponenti della ex opposizione di sinistra, essa non riguarderà la quantità delle risorse finanziarie, ma la qualità della spesa di competenza del Miur.
Sembra insomma che il ministro per il miglioramento della qualità del sistema educativo punti prioritariamente su politiche di governo amministrativo del sistema, il vero punto debole dei programmi e riforme dell’ultimo decennio.
La discontinuità non riguarderà nemmeno i contenuti delle riforme targate Gelmini, a partire da quella dell’università. Anche su questo punto Profumo è stato esplicito: “Ho trascorso parte della vita occupandomi di gestione dei sistemi complessi. E ho imparato una cosa: quando si inizia un lavoro è indispensabile far funzionare quel che c’è. La riforma ha aspetti positivi e altri meno, ma questo Paese non può campare in eterno con rivoluzioni e fasi transitorie. Ha bisogno di stabilità”.
Poi il ministro, che nel suo curriculum ha importanti esperienze manageriali (Telecom, Fidia, Unicredit, Pirelli, CNR), ha ampliato il discorso, indicando quale sarà l’asse principale della sua strategia futura: “Dal punto di vista tecnologico l’Italia è rimasta nel vecchio millennio. La pubblica amministrazione non ha investito in de-materializzazione, semplificazione, tecnologie. Sono convinto che a parità di risorse, semplicemente spostandone una quota su questi versanti, si possano rilanciare formazione e ricerca”.
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