Governo/1. La partita dei sottosegretari

Dopo l’esordio fulmineo, l’attività del governo Monti ha subito un rallentamento, dovuto in parte agli impegni internazionali del presidente del Consiglio e in parte (maggiore) alla necessità di verificare se e quanto alla fiducia quasi plebiscitaria accordata dal Parlamento al nuovo governo corrisponda un effettivo e solido accordo politico tra i principali partiti, ad eccezione della autoesclusasi Lega.

La cartina al tornasole di questa verifica è diventata di fatto la nomina dei sottosegretari: un’operazione complicata e rischiosa, che non a caso Mario Monti si è riservato di gestire personalmente. In questi giorni sono state fatte diverse ipotesi, una delle quali prevedeva il rientro dei politici, con rigorosa spartizione dei posti a norma del mai dimenticato ‘manuale Cencelli’ (con protesta di Antonio di Pietro per l’esclusione dell’Idv dall’incontro ‘spartitorio’ tra Pdl, Pd e Udc, ammesso che ci sia stato). Ipotesi a cui si è contrapposta quella dell’utilizzazione di tecnici puri, lontani dai partiti, come richiesto in particolare dal Pdl per evidenziare il carattere eccezionale e transitorio del governo in carica.

Ma anche quella di individuare tecnici puri non è impresa da poco. Prendiamo per esempio il Ministero della pubblica istruzione. Tra i nomi di tecnici che circolano ci sono quelli dei due responsabili delle segreterie tecniche – una per la scuola, l’altra per l’università – nominati dal precedente ministro Gelmini. Si tratta di personaggi stimati, privi di pedigree politico esplicito, ma considerati egualmente ‘più vicini’ l’uno (Gianni Bocchieri) al Pdl, l’altro (Alessandro Schiesaro) al Pd, con la complicazione, per quest’ultimo, di forti resistenze provenienti proprio dalla sua area di riferimento, che gli contesta la collaborazione con l’ex ministro Gelmini. Non sarà facile per Monti trovare tecnici di livello totalmente privi di identificabilità politica.