Alessandro (Cisl Scuola): ‘docenti o politici, chi è obsoleto?’

Capita talvolta, ai sindacalisti, di essere invitati a partecipare o assistere a dibattiti ai quali intervengono esponenti del mondo politico. Del convegno del 17 settembre, che ha visto la presenza dell’on. Aprea, ha dato conto anche Tuttoscuola.com. Non sarebbe giusto tacere del fatto che le stesse considerazioni, sulla presunta abissale distanza che separerebbe i docenti dal mondo giovanile, lo scrivente le ha ascoltate, qualche tempo fa, dall’allora sottosegretario all’istruzione del governo Prodi, Letizia De Torre. Anche in quell’occasione, si misurò, palmo a palmo, la lontananza tra il mondo dei giovani, in quel caso dipinti come appassionati fruitori di file musicali formato MP3, e quello dei vecchi tromboni ultracinquantenni che siedono sulla cattedra, laddove il verbo sedere equivale ad “occupare impropriamente”.

Sarà forse la stizza provocata dal fatto che, pur rientrando nel profilo anagrafico medio del docente italiano, porto in tasca un Ipod, sono appassionato di podcasting e accanito consumatore di tecnologie informatiche, peraltro non più di tanti colleghi certamente molto più avanti in questo campo della gran parte dei politici italiani, ma non posso esimermi dal ritenere che queste argomentazioni debbano servire, da ora in poi, a misurare non il presunto distacco tra cultura giovanile e docenza italiana, ma, piuttosto, tra la politica e i problemi della scuola, della quale i nostri “rappresentanti” ragionano in modo stereotipato e schematico.

Perché se Bill Gates e Paul Allen, fondatori di Microsoft, e Steve Jobs, patron di Apple, e padre di IPOD, IPAD e della linea Macintosh, veleggiano tra i cinquantacinque e i cinquantasette anni, i docenti italiani, la cui età media è di cinquantaquattro anni, debbono essere dipinti come vecchi barbogi, incapaci di approfittare delle tante occasioni di aggiornamento che si sono create nella scuola italiana negli ultimi quindici/venti anni, la gran parte delle volte ad iniziativa dei soli collegi dei docenti? Domanda, questa, che ne comporta immediatamente un’altra: perché un docente cinquantenne sarebbe, ben che vada, un lavoratore obsoleto da avviare al più presto alla pensione, mentre un politico della stessa età (De Torre e Aprea) dovrebbe essere considerato come una persona nel pieno sviluppo della propria vita pubblica, sicuramente foriera di tante altre soddisfazioni?

La verità è che siamo di fronte ad una vera e propria mistificazione, in virtù della quale si addossano alle persone (gli operatori scolastici) le responsabilità della politica italiana, che ha fatto della riforma della scuola il teatro di una guerra per bande ormai ventennale, invece che un’occasione di confronto per la ricerca del bene comune.

 

Vincenzo Alessandro

Segretario generale Cisl Scuola Lazio