La riforma aperta/6. E i sindacati…

Solo la Flc-Cgil e la Gilda degli insegnanti chiedono di spostare l’intera riforma di un anno. Il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo ha inserito questa richiesta tra le motivazioni dello sciopero generale indetto per il prossimo 11 dicembre. Gli altri sindacati della scuola “maggiormente rappresentativi” – Cisl scuola, Uil scuola e Snals – hanno avanzato una serie di osservazioni e di proposte (quella di escludere le classi successiva alla prima da ogni riduzione d’orario è condivisa da tutti), ma non hanno messo in discussione la data di avvio della riforma.

Caso mai, sembra di poter arguire dalle posizioni finora espresse, non escluderebbero una partenza differenziata, da porre in relazione alla soluzione dei problemi evidenziati soprattutto per quanto riguarda la situazione del personale: organici, mobilità, classi di concorso e anche la cosiddetta “valorizzazione professionale”, a partire dalle gestione di quel 30% dei risparmi derivanti dai tagli che – sia pure nella modesta misura disponibile per l’anno 2009 – dovrebbero essere già oggetto di trattativa.

Certamente il ministro Gelmini ha interesse non tanto a dividere il fronte dei sindacati, che è peraltro già diviso per ragioni di carattere generale e politico, quanto a consolidare un dialogo costruttivo almeno con una parte di essi. Ma avrà bisogno anche di risorse per dare sostanza a questa sua disponibilità. Per l’università, dove esisteva un analogo scenario di trade off tra tagli e nuovi investimenti, le risorse sono state trovate, o comunque esistono le premesse per trovarle. Riuscirà la Gelmini a ripetere l’operazione anche per la scuola?