
Quest’anno, dunque, sono circa 46 mila i docenti di sostegno che arrivano nuovi nelle classi che accolgono alunni con disabilità: 36.300 sono precari, 4.300 neo immessi in ruolo, 5.400 trasferiti.
Si tratta di una cifra abnorme che, qui più che altrove, denota gravemente la patologia della non stabilità.
La ragione principale di questa discontinuità patologica viene dal fatto che fino a pochi anni fa i posti di sostegno in deroga (diventati gradualmente quasi la metà di tutti i posti di sostegno) venivano per legge (finanziaria 1998) assegnati esclusivamente a docenti precari con nomina fino a giugno.
La finanziaria 2008 ha cancellato questa disposizione, disponendo gradualmente la stabilizzazione dei posti di sostegno con i docenti di ruolo per il 70% dei posti attivati.
Attualmente almeno il 36% degli oltre 90 mila posti di sostegno è tuttora affidato ad un docente precario che quasi sempre, ad ogni anno scolastico, cambia scuola senza avere diritti od obblighi di continuità.
Ma anche i titolari (da quest’anno sono poco più di 54 mila) non hanno vincoli di continuità.
In effetti, anni fa, i docenti specialisti di sostegno avevano l’obbligo quinquennale di permanenza nella stessa sede, con diritto ad alcuni benefit giuridici. La norma è stata poi declassata: l’articolo 127 del Testo unico conferma sì l’obbligo quinquennale, ma lo limita alla permanenza nel ruolo di sostegno, e non alla permanenza nella stessa sede.
Si tratta di una norma di tutela dei docenti (raddoppio di punteggio e titolarità nel comune di servizio) che non tutela affato gli alunni con disabilità.
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