
Ancora oggi la questione della sentenza del Tar del Lazio sul ruolo dimezzato dei docenti di religione cattolica è al centro del dibattito politico. La decisione del ministro Gelmini di impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato tranquillizza il mondo cattolico, ma non attenua il dibattito sulla laicità dello Stato rilanciato dalla decisione del Tribunale amministrativo laziale.
In casa sindacale sono stati i confederali della scuola ad avere preso posizione. Contrapposta.
Da una parte a difesa della laicità della scuola, come abbiamo riferito nei giorni scorsi si sono espressi il segretario della Uil-scuola, Di Menna, e quello della Cgil-scuola, Pantaleo; dall’altra contro la sentenza si è espresso, invece, ieri Scrima, segretario della Cisl-scuola.
Scrima ha dichiarato che “tutto quello che avviene a scuola è “scuola”; tutto quello che si insegna a scuola rientra in un progetto che ha come obiettivo la formazione integrale della persona e dunque rientra anche nell’obbligo valutativo che la scuola ha“.
Scrima, dopo aver affermato che, dunque l’insegnamento della religione cattolica è formativo di ciascun alunno, ritiene che sarebbe discriminante non considerare tale insegnamento parte del percorso formativo che il ragazzo sviluppa e che la scuola, alla fine, deve pur considerare e valutare.
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