
Verso la riforma dei licei: emergenza matematica
Abbiamo ricevuto dal lettore Simone Morandini del Liceo Marco Foscarini di Venezia la lettera Verso la riforma dei licei: emergenza matematica, che tocca uno dei temi più importanti del momento, quello del peso orario di ogni singola disciplina all’interno del monte orario dei nuovi licei. Invitiamo gli altri lettori a dare i loro contributi sul tema, scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.
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Giovedì 4 giugno sono state presentate ai sindacati le Bozze
dello Schema di regolamento per la revisione dell’istruzione liceale, a
completare anche in quest’ambito la cosiddetta “riforma Gelmini”. In attesa che
il consiglio dei ministri esprima il proprio parere su di esse, modificandole
od approvandole, intendiamo segnalare alcuni elementi di forte perplessità.
L’identità dei Licei
Essi non riguardano l’identità assegnata ai Licei dall’articolo 2, espressione di una visione ampia del sapere, in cui gli istituti liceali mettono a disposizione dello studente “strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”, stimolando “un atteggiamento creativo progettuale e critico di fronte alle situazioni e ai problemi” e l’acquisizione di “conoscenze, abilità e competenze” che consentano sia il proseguimento degli studi che l’inserimento nel mondo del lavoro. Positiva anche la differenziazione dei licei (articoli 4-9): agli indirizzi più consolidati (artistico, classico e scientifico) si affiancano il linguistico, il musicale-coreutico, il liceo delle scienze umane. Le perplessità vengono piuttosto dai quadri orari (Allegati A-G), che danno concretamente forma a tali profili scolastici.
Il ruolo strategico della matematica
Desidero presentarle a partire d una disciplina specifica, la matematica: da anni la insegno nel liceo classico e la considero strategica nella formazione degli studenti. Essa educa al rigore del ragionamento ed alla soluzione di problemi: dimensioni irrinunciabili per una seria formazione. Soprattutto, poi, in una società profondamente segnata dalla cultura scientifica essa si pone come un linguaggio imprescindibile per comprendere e padroneggiare una grande varietà di saperi – da quelli strettamente scientifici, a quelli legati alle diverse tecniche, fino a quelli socio-economici. Né da testimonianza il corposo investimento in formazione matematica di numerosi paesi “emergenti”.
Matematica opzionale?
È chiaro purtroppo che l’estensore delle Bozze in esame non condivide tale prospettiva: in esse solo il Liceo Scientifico ha un orario adeguato ad una solida didattica della matematica (5 ore settimanali nel primo biennio e 4 nel triennio successivo). Per quasi tutti gli altri invece le ore sono poco più della metà: 3 nel biennio e 2 nel triennio (solo al linguistico 1 ora settimanale in più al III e IV anno, ma con un orario più scarso per le scienze sperimentali).
Si tratta di un monte ore appena superiore a quello del liceo classico disegnato nella prima metà del secolo scorso dalla riforma Gentile; chi, come me, lo abbia frequentato, sa bene quanto scarna fosse la formazione matematica offerta al suo interno e quanto marginale il ruolo della disciplina. Certo, molti (quorum ego) sono usciti dal classico per frequentare facoltà tecniche o scientifiche, ma si trattava di eccezioni, rispetto ad un profilo formativo centrato su un prezioso sapere umanistico: l’area scientifico-matematica era secondaria ed affrontata soprattutto nei suoi aspetti teorici. Non a caso, al classico molti andavano perché c’era poca matematica – disciplina considerata difficile e, d’altra parte, culturalmente non essenziale.
Gli “elementi di informatica”
Ci si potrebbe chiedere se ci si possa permettere oggi il lusso di riproporre un tale quadro di riferimento. C’è, però, anche un altro dato da considerare: a differenza che nel Liceo Gentile, i profili che stiamo esaminando prevedono un insegnamento della matematica assieme ad “elementi di informatica”. Non sappiamo quanto limitati essi siano nella mente dell’estensore delle Bozze in esame; certo, però, le necessarie attività di laboratorio richiedono tempo, sottraendolo così a quello assegnato alla matematica in senso stretto. La scarsità di ore, cioè, trasforma l’informatica da opportunità preziosa per la didattica a mero aggravio.
Non si tratta di mere ipotesi: chi scrive ha insegnato per anni all’interno di una sperimentazione PNI (Piano Nazionale per l’Informatica) e sa bene che la valorizzazione delle preziose opportunità offerte dal PC per l’apprendimento degli studenti esige tempo. Non a caso il relativo orario prevede 4 ore nel biennio e 3 nel triennio: una disponibilità che ha consentito di integrare adeguatamente l’uso dello strumento informatico in una seria didattica della matematica. Per me, come per molti docenti è stato esaltante in questi anni introdurre alla finezza del linguaggio matematico studenti orientati in primo luogo alla cultura umanistica; ancor più lo è stato vedere molti di essi restare affascinati da quanto loro presentato, fino a proseguire il loro percorso di studi in facoltà tecniche o scientifiche, spesso con risultati di eccellenza. Crediamo che l’intreccio di saperi realizzatosi in tale percorso sia stato uno dei frutti migliori delle sperimentazioni che hanno caratterizzato la scuola in questi anni; un guadagno netto per la formazione degli studenti, ma anche per il sistema-paese.
La fine di un’esperienza
Purtroppo le Bozze che stiamo esaminando decretano la fine di tale esperienza: un taglio orario di circa il 30% costringerà a limitarsi all’insegnamento di poche nozioni di base ed all’addestramento all’uso di semplici tecniche. Non sarà invece possibile costruire un’autentica formazione matematica, che consenta agli studenti di affrontare serenamente le facoltà scientifiche (e non solo quelle). Già a 13 anni lo studente verrà posto di fronte ad una scelta radicale: acquisire una formazione tutta centrata sulla cultura scientifica (Liceo Scientifico) o accontentarsi in quest’ambito di poche nozioni base, inadeguate a diversi percorsi universitari, ma soprattutto ad un contesto sociale profondamente segnato da scienza e tecnica.
Un sapere parcellizzato
Ciò che ci è apparso con particolare evidenza per la matematica disegna in realtà un dato più ampio: la varietà di specializzazioni liceali, ognuna sviluppata in orari decisamente limitati, determina per ognuno di essi profili culturali ristretti. Solo la specifica area che li caratterizza potrà essere effettivamente approfondita, ma al prezzo di un’attenzione assai scarsa per gli altri saperi – a maggior ragione in presenza di un elevato numero medio di studenti per classe, quale determinato da precedenti passi della stessa riforma Gelmini. Non bastano certo le integrazioni affidate alle ore opzionali, che potranno essere attivate di anno in anno sulla base delle richieste delle famiglie e della (sempre più limitata) disponibilità di risorse da parte delle scuole: un’ipotesi fragile, non certo in grado di ovviare alle gravi lacune culturali sistemiche suindicate.
È un modello che non è davvero in grado di fornire “allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”, secondo il modello liceale del già citato articolo 2. Piuttosto orienta alla formazione di figure dotate di micro-saperi, settoriali e poco comunicanti, quasi che non di licei si trattasse, ma di istituti tecnici (tecnici delle scienze umane, della musica ed anche, paradossalmente, dei saperi classici…). Confidiamo che il consiglio dei ministri ripensi attentamente tale modello formativo, in un momento in cui lo stesso sistema economico domanda figure dotate di flessibilità e creatività, con competenze ad ampio spettro.
Scelte negate
Se le perplessità fin qui esplicitate interessano i profili culturali, resta da soffermarsi brevemente sulle modalità di entrata in vigore della riforma (articolo 13), che prenderà il via nel 2010-2011, ma riguarderà anche gli studenti già iscritti alle classi iniziali per il 2009-2010. Se tale indicazione fosse confermata verrebbero vanificate ed irrise le scelte di tante famiglie che, dopo aver iscritto il proprio figlio ad una scuola sulla base di un determinato profilo culturale, lo vedranno stravolto già a partire dal II anno. Verrebbe pure vanificato ed irriso il lavoro di orientamento svolto da tante scuole in quest’anno: dopo aver speso energie per presentare un determinato percorso scolastico agli iscrivendi, dovranno riconoscere di averli presi in giro: ciò che faranno sarà profondamente differente. È una prospettiva che incrina drammaticamente quel rapporto di fiducia tra istituzione scolastica e famiglie che sta alla base di ogni alleanza educativa, determinando un alto rischio di disaffezione degli studenti dall’impegno scolastico. Anche in quest’ambito, confidiamo che il Consiglio dei Ministri voglia porre in essere profondi ripensamenti.
Conclusioni
Chi scrive ritiene che il profilo liceale che emerge dalle Bozze di regolamento esaminate sia assai peggiorativo, anche rispetto ad altre versioni precedentemente presentate ed auspica un sua radicale ripensamento. Ciò che è in gioco è la possibilità di mantenere una serio sistema di formazione per un paese che vive una fase di cambiamento, in un mondo sempre più complesso. Solo i soggetti ed i paesi che nei prossimi anni sapranno presentarsi con profili culturali efficaci e dinamici – che sappiano tenere assieme saperi scientifico-matematici e umanistici – potranno far fronte alle veloci trasformazioni socio-economiche che stiamo vivendo. L’educazione è strategica in quest’ambito ed è necessario investire in essa risorse ed energie, evitando di stravolgere quei percorsi che in questi anni hanno offerto competenze e conoscenze agli studenti.
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I lettori di tuttoscuola.com sono invitati a dire la loro su questo tema, scrivendo a botta_e_risposta@tuttoscuola.com. La redazione pubblicherà le risposte più significative. Analogamente, coloro che vogliono proporre nuovi temi di discussione possono scriverci al medesimo indirizzo botta_e_risposta@tuttoscuola.com
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