
‘Smart drugs’: quello che si rischia ad assumere sostanze per studiare meglio
Si stanno avvicinando i giorni delle prove della maturità, e gli esperti del Consiglio Nazionale delle Ricerche lanciano un allarme per la diffusione delle droghe (sostanze legali, facilmente acquistabili su Internet) tra i teenagers, con lo scopo di aumentare temporaneamente l’efficienza e la memoria.
Il prezzo da pagare a questo “aiutini”, chiamati in gergo “smart drugs”, però è alto: dopo qualche giorno gli effetti delle sostanze svaniscono, ma si corre il rischio di diventarne dipendenti e danni gravi alla memoria.
Anna Lisa Muntoni dell’Istituto di neuroscienze (In) del Cnr di Cagliari spiega che “i cosiddetti nootropi (dal greco noos=mente e tropein=verso) o ‘cognitive enhancers’, sono prodotti in grado di aumentare le capacità cognitive. Questa categoria comprende svariate sostanze psicoattive, sia di sintesi che naturali, efficaci non solo nei pazienti con disturbi neurologici o cognitivi, per i quali sono nate, ma anche in persone sane“.
“L’uso delle ‘smart drugs’ – prosegue la Muntoni – migliora i processi cerebrali che sottendono l’attività’ mentale come attenzione, concentrazione, percezione, apprendimento, memoria, linguaggio, motivazione, capacità organizzativa e decisionale“. L’errore sta nell’assunzione di questi farmaci al di fuori della prescrizione medica: “Stimolanti come metilfenidato, estroanfetamina e modafinil, normalmente prescritti per la terapia del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd), dell’autismo e di disturbi del sonno si possono acquistare anche online e vengono presi in dosi massicce dagli studenti, soprattutto alla vigilia degli esami“.
La neuroscienziata del Cnr spiega il funzionamento di queste sostanze: esse “agiscono fondamentalmente aumentando i livelli cerebrali dei neurotrasmettitori dopamina e noradrenalina. In questo modo, da un lato migliorano le capacità di concentrazione e di elaborazione delle informazioni, i livelli di allerta e di attenzione, la motivazione allo studio, e, dall’altro, riducono le sensazioni di sonno, fame e fatica. Di qui la tendenza ad abusarne per migliorare le proprie prestazioni e prendere voti più alti“.
Il problema è che “per la maggior parte di tali droghe non si conoscono gli effetti a lungo termine nei soggetti sani. In generale, disturbano i meccanismi del sonno – precisa la ricercatrice dell’In-Cnr – vanificando dopo qualche giorno la loro azione e mettendo a repentaglio la memoria. Una buona qualità del sonno è infatti indispensabile per immagazzinare le informazioni e consolidare i ricordi“. “Altri effetti collaterali – conclude la Muntone – sono rappresentati da diminuzione dell’appetito, perdita di peso, ansia e irritabilità. Per quanto riguarda il problema della dipendenza, gli stimolanti metilfenidato e anfetamina, amplificando le azioni della dopamina, rendono più interessanti e gratificanti lo studio e le attività quotidiane e ciò può portare all’uso compulsivo e alla dipendenza“.
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