Gelmini/1. Il salto generazionale
Questa volta il totoministri, almeno quello scolastico, ha funzionato. Da un paio di settimane, come puntualmente riferito da Tuttoscuola anche nelle sue edizioni on-line, il nome di Maria Stella Gelmini era dato in pole position per la guida del riunificato ministero dell’istruzione, università e ricerca.
La scelta del presidente Berlusconi è dunque caduta sulla “leggiadra ma ignotissima” trentaquattrenne parlamentare bresciana (l’aggettivazione è del politologo Giovanni Sartori, sul Corriere della Sera di sabato scorso), che non vanta esperienze specifiche nel settore ora affidatole.
Come interpretare tale scelta? Se si osservano anche alcune altre nomine, di donne in particolare (Mara Carfagna, Giorgia Meloni), ma anche di uomini come il trentottenne Angelino Alfano, cui è stato affidato il delicato ministero della Giustizia, si può dedurre che la carta giocata dal presidente del Consiglio e leader del PDL è quella della novità, che passa anche attraverso un netto salto generazionale.
La mancanza di esperienza nel settore non è, diversamente da come pensa Sartori (che sembra avere in mente una sorta di platonica Repubblica dei competenti), un ostacolo insuperabile, come mostrano numerosi precedenti. Può essere in un certo senso anche un vantaggio, se si ha la volontà e la capacità di prendere decisioni realmente innovative. E’ da questo punto di vista che andrà valutata l’azione del nuovo ministro, al quale inviamo un sincero augurio di buon lavoro. E di buona fortuna, soprattutto per la scuola italiana.
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