
Sul muro di Belfast si legge: “La gente è spesso sola perché costruisce muri, invece di ponti”. La costruzione di muri e barriere, che separano e dividono il mondo, non è qualcosa del passato, ma appartiene ancora oggi alla cultura europea ed extraeuropea, pur nell’era della globalizzazione e dell’espansione dei flussi di merci, di persone, di idee e di capitali.
L’unità di apprendimento I migranti: costruire ponti e non muri affronta un aspetto significativo della questione migranti: la costruzione di muri in opposizione agli appelli alla creazione di ponti ideali di accoglienza.
Per avviare l’attività si propone ai ragazzi un gioco che permette loro di riflettere sui concetti di esclusione/inclusione, separazione/contatto.
Il percorso laboratoriale procede con una discussione sul tema della chiusura delle frontiere agli stranieri, che stimola un ulteriore lavoro di approfondimento con l’impiego di testi, contributi e schemi, o anche di altri giochi di ruolo più impegnativi.
Con l’utilizzo di un planisfero, gli studenti individuano dove sono posizionati alcuni muri reali del mondo; muri che rappresentano barriere e ostacoli ai flussi migratori: si analizzeranno due esempi, il muro Messico/USA, il muro Serbia/Ungheria. La visione di video – testimonianza che presentano la difficile situazione dei migranti che vivono in zone geografiche interessate da muri e l’analisi di documenti conducono i ragazzi all’idea che solo costruendo ponti ideali di accoglienza.sarà possibile superare i muri reali esistenti e che si continuano ad innalzare in più parti della terra.
La riflessione approda alla consapevolezza che anche in ognuno di noi ci siano muri mentali da abbattere: pregiudizi, paure e diffidenza, sono “muri” da sostituire con i “ponti” dell’aiuto, della condivisione e della solidarietà.
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