700 istituzioni scolastiche sono fuori norma

L’art. 64 della manovra finanziaria parla di nuovi criteri per il ridimensionamento delle istituzioni scolastiche e subito si accende la polemica per i tagli che dovranno essere decisi, ma già oggi, se si vuole, sono possibili interventi di razionalizzazione applicando correttamente le norme in materia.

Senza attendere il ridimensionamento della nuova manovra finanziaria, le Regioni, a cui spetta per legge la responsabilità di applicare i parametri per la corretta dimensione delle istituzioni scolastiche autonome, potrebbero (dovrebbero) già razionalizzare la rete scolastica con opportune riduzioni.

Il DPR 233/1998 prevede, ad esempio, che, rispetto alla dimensione standard di 500-900 alunni, possono essere consentite eccezionalmente istituzioni in deroga, sotto i 500 alunni e fino ad un minimo di 300. “Nelle piccole isole, nei comuni montani, nonché nelle aree geografiche contraddistinte da specificità etniche o linguistiche, gli indici di riferimento possono essere ridotti fino a 300 alunni per gli istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media, o per gli istituti di istruzione secondaria superiore che comprendono corsi o sezioni di diverso ordine o tipo.”

Quando le istituzioni scolastiche vennero costituite prima del 2000, probabilmente la deroga che autorizzava in alcuni territori a scendere fino al limite di 300 alunni, era stata rispettata, ma ora, dopo quasi dieci anni, molte istituzioni, soprattutto nei territori montani, hanno perso popolazione e sono scivolate lentamente sotto quel limite minimo di deroga, fuori norma.

Ce ne sono quasi 700, sparse in tutte le regioni, soprattutto al nord, ma il record negativo lo detiene la Calabria con 118 istituzioni scolastiche con meno di 300 alunni (il 17% del totale nazionale).

Dovrebbero essere tutte accorpate ad altre istituzioni per rientrare nella norma; il risparmio che ne deriverebbe potrebbe variare tra le 300 e le 400 istituzioni da cancellare con relativo personale dirigente e amministrativo. Spetta alle Regioni farlo (e avrebbero dovuto procedere da tempo) ma sembra non ci sia fretta, visto che i costi sono solo quelli del personale. A carico dello Stato.