5 maggio: quasi uno sciopero generale per una spallata al Governo?

Si annuncia un’adesione massiccia allo sciopero unitario del 5 maggio proclamato dai cinque sindacati rappresentativi e a cui, in forma trasversale, aderiscono i Cobas e gli altri sindacati di base.

Alle manifestazioni previste nelle maggiori città italiane hanno dato la propria adesione la Fiom, i metalmeccanici di Landini, e la Filcams Cgil, i lavoratori del commercio, turismo e servizi.

La Fiom rivendica “una scuola che sia pubblica, gratuita, non precaria, sicura, autogovernata, democratica, formativa, laica e libera. Per riaffermare un nuovo diritto allo studio e la piena gratuità dell’istruzione, per rivendicare finanziamenti per la scuola pubblica, per una riforma sulle valutazioni in chiave democratica, per investimenti sull’edilizia scolastica, per l’autonomia scolastica e per la riforma dei cicli scolastici”.

La Filcams Cgil sostiene lo sciopero per “eliminare la precarietà di chi nella scuola lavora, investire sulla sicurezza per chi la scuola la vive, dare risposte alla dignità  e al salario delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso il rinnovo del contratto, riaffermare il diritto allo studio e l’accesso libero e gratuito all’istruzione per il rilancio e la centralità  della nostra Scuola Pubblica”.

Ci sono taluni spunti ideologici in quelle affermazioni che prescindono, comunque, dai contenuti del ddl. Lo sciopero, anche per questa entrata in campo di altri sindacati della Cgil, assume quasi la configurazione di sciopero generale.

La valenza politica di questa azione concertata da parte di soggetti della sinistra sociale si può leggere anche come variante dello scontro in atto all’interno del PD, come tentativo di contrastare l’azione di Renzi e di contribuire a mettere in difficoltà il Governo.