41 milioni per gli atenei virtuosi. La Lega ci riprova

Presentati due emendamenti alla legge di stabilità

In sede di approvazione del recente decreto legge 104 sull’istruzione non era riuscita l’operazione di assegnare risorse fresche per l’Università come incentivo per la premialità, ma nell’approvazione della legge di stabilità sembra esserci spazio per ritentare. Forse.

«Abbiamo individuato la soluzione per aggirare l’ostacolo tecnico che ha impedito l’assegnazione di 41 milioni previsti dal decreto Istruzione per gli atenei meritevoli. Ora il capo del Governo chiarisca se e quando intende renderli disponibili».

È l’appello di Mario Pittoni, ex-capogruppo della Lega Nord in commissione Cultura del Senato nella scorsa legislatura, che continua a occuparsi di istruzione per il Carroccio.

«Sulla questione – spiega Pittoni – oggi alla Camera abbiamo depositato  due emendamenti alla legge di Stabilità. Il primo rilancia la nostra proposta per aggirare il cavillo che ha impedito l’assegnazione immediata dei 41 milioni, prevedendo di attribuirli da subito al “Fondo per l’edilizia universitaria” secondo criteri che tengano conto degli esiti della Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010.

Nel caso comunque il Governo continuasse a fare orecchie da mercante – precisa l’ex-senatore leghista – contraddicendo la disponibilità a trovare una soluzione manifestata dal premier Letta, è pronto il secondo emendamento che prevede l’attribuzione di questi soldi al “Fondo per il finanziamento ordinario delle Università Statali” dell’anno 2014, sempre assegnandoli tenendo conto della Valutazione della qualità della ricerca 2004-2010.

Secondo la Lega, in questo modo 41 milioni si aggiungeranno a quelli previsti dalla riforma universitaria del 2010 nella parte, fortemente voluta dal Carroccio, che stabilisce una crescita progressiva fino al 2% l’anno della percentuale premiale del Fondo ordinario dello Stato per il sistema universitario (quest’anno arrivata al 13,5%), con l’obiettivo di raggiungere il 30% complessivo, come nei Paesi più avanzati».