3 studenti su 5 si annoiano in classe: dal convegno Flipnet gli antidoti alla dispersione scolastica

Si è concluso lo scorso 26 ottobre il V Convegno Nazionale Flipnet “Questa scuola non fa per me. Proposte innovative di creatività, inclusione, benessere e libertà” presso l’Università Roma3.

Tra le tante sollecitazioni emerse hanno colpito i dati del questionario somministrato a 1300 alunni ed esposti da Maurizio Maglioni, Presidente Flipnet, in cui emerge che 3 studenti su 5 si annoiano in classe, la metà degli studenti crede che la scuola non possa aiutarli a sviluppare la loro creatività, e quasi uno studente su due sogna una scuola con grandi spazi e laboratori in cui studiare. Alla domanda “mi piace studiare” solo 7% degli intervistati ha risposto positivamente.

Risultato? Il primo, evidenziato da Tuttoscuola, è che dei 590 mila adolescenti che iniziano le scuole superiori statali, pieni di speranze e progetti, almeno 130 mila non arriveranno al diploma. Puff, dispersi. Desaparecidos del banco accanto. Il secondo risultato, non meno allarmante, è che tra i ragazzi che stanno 13 anni, cioè 18mila ore, 40.000 si diplomano ma non riescono a leggere un testo e rispondere a tre semplici domande. Si chiama analfabetismo funzionale.

Con questo sconcertante panorama di riferimento si sono confrontati i relatori del Convegno e della tavola rotonda che hanno via via illustrato possibili antidoti e soluzioni alla dispersione scolastica che resta “il” vero problema della scuola oggi: dal service learning di Simone Consegnati (Tuttoscuola) all’autoimprenditorialità di Daniele Manni, dalla didattica capovolta di Flipnet presentata da Maurizio Maglioni alle proposte di “A scuola senza zaino” di Marco Orsi, dall’educazione diffusa di Paolo Mottana (Università Bicocca) all’Universal Design for Learning di Giovanni Savia. Tutte proposte che mirano a cambiare il paradigma dell’apprendimento passando dalla logica della trasmissione a quella della facilitazione, dal docente primo attore al docente coach, dall’alunno spettatore all’alunno protagonista, dalla noia al divertimento, dalla passività all’impegno.

“Gli alunni devono essere aiutati a cogliere la bellezza dello studio, gli insegnanti hanno bisogno di sapere come fare le cose giuste, non tanto che le cose giuste dovrebbero essere fatte” ha ammonito Marco Orsi. “Dobbiamo puntare ad una comunità compatta dove ci si scambiano le pratiche e dove l’apprendimento è una dimensione relazionale”.

Secondo Paolo Mottana, Professore di Filosofia dell’educazione all’Università Bicocca di Milano “Il mondo della cultura simbolica è rimasta ai margini della cultura scolastica. I ragazzi dovrebbero passare il 50% della loro formazione scolastica facendo teatro, facendo musica, facendo danza, leggendo, andando al cinema. I bambini hanno bisogno di corpo perché i bambini sono corpi in evoluzione”.

E ancora, attraverso case histories positivi, nella tavola rotonda si è puntato sull’importanza di far leva sulla creatività e sulla curiosità dei bambini e dei ragazzi. Hanno partecipato, oltre ai relatori, Lucia Dello Russo di Unicoop, Donatella Apruzzese– Dirigente scolastico dell’I.C. “Manicone-Fiorentino, e Giuseppe Cardinale, neodiplomato ad un liceo di Taranto che ha detto: “La ragione di questa perdita di senso è perché la cultura a scuola viene percepita come qualcosa di vuoto, di inutile. Manca la motivazione”.