Università/3. L’ultima occasione per l’Italia

Anche in Italia si è provato più volte ad andare, se non nella stessa direzione (è sempre mancato un adeguato e concreto apporto delle aziende e del mondo universitario), almeno verso la costruzione – o meglio la proposta di costruzione – di un sistema di istruzione superiore non universitario. Il primo tentativo risale addirittura al 1970, e fu bocciato dalla Corte dei conti. Ci provò poi la commissione Brocca, che nel suo disegno originario (1990) aveva teorizzato una forte unificazione e despecializzazione degli istituti tecnici, seguita da percorsi biennali o triennali di formazione tecnica superiore applicata paralleli a quelli universitari.

Non se ne fece niente, come nel nulla finì anche il tentativo del ministro Ruberti di avviare diplomi universitari triennali paralleli alle lauree: fu costretto dalle lobby universitarie a mettere i diplomi in sequenza con le lauree, svuotandoli di contenuto e di credibilità. Le successive lauree triennali del 3+2 a loro volta tutto sono tranne che titoli professionalizzanti (salvo che per le professioni sanitarie e poche altre), e sono state fagocitate da quelle magistrali.

Ci provò ancora, nel 2003, una commissione istituita presso il Miur, guidata dall’ing. Giancarlo Zuccon, lo stesso che aveva coordinato la fase iniziale dei lavori della commissione Brocca, ma anche in questo caso le resistenze del mondo universitario e dell’apparato ministeriale (più che del ministro Moratti, poco coinvolta) furono insuperabili.

Il faticoso procedere degli IFTS e degli stessi ITS, che pure dispongono di un notevole sostegno politico-istituzionale, dimostra che l’Italia è ancora in grave ritardo su una partita che potrebbe essere decisiva per la sua competitività futura di Paese manifatturiero e di grande tradizione artigiana e artistica.

Che cosa si potrebbe fare per non perdere l’ultimo treno? Tuttoscuola rilancia alcune sue proposte, già delineate nel dossier ‘Sei idee per rilanciare la scuola’ e più volte in questa Newsletter. Per noi sarebbe essenziale: 1) eliminare in radice la dispersione personalizzando i piani di studio; 2) ridurre la durata della scuola secondaria a 4 anni utilizzando eventualmente il quinto come anno-ponte, con rilascio di crediti, verso gli studi superiori; 3) sostituire i diplomi di maturità con certificazioni (con valore legale) delle competenze possedute da ciascuno studente; 4) lanciare un vero sistema di istruzione tecnica superiore che rilasci titoli – come in Germania – davvero competitivi con quelli universitari.