Tagliare: dove e come

Se, ancora una volta, il taglio di posti di organico nella scuola si limiterà a ridurre il numero dei docenti senza effettuare contemporaneamente una razionalizzazione dei fattori che lo determinano, aumenterà il disagio degli alunni e si rischierà di compromettere la qualità del servizio.

Sono due le strade che il Miur può seguire in questa delicata operazione: una immediata e amministrativa di verifica delle situazioni attuali di spreco, e una seconda, strutturale e legislativa, di modifica dei dispositivi di determinazione dell’organico.

La prima può essere quella di accertare, ad esempio, le situazioni di classi parallele dei vari ordini di scuola che continuano a funzionare con numero di alunni inferiore al dovuto. In molte aree meridionali, ad esempio, dove da anni è in costante diminuzione la consistenza della popolazione scolastica, sopravvivono classi e corsi con pochi alunni, come se non fosse intervenuta alcuna variazione. C’è da verificare anche se nelle scuole medie di talune realtà territoriali il tempo prolungato – che si avvale di un robusto organico di docenti – funziona effettivamente sempre e comunque a pieno regime (tutti gli alunni presenti) negli orari pomeridiani previsti.

La seconda strada da seguire per rendere accettabili i tagli senza pesare sull’utenza richiede interventi strutturali che hanno bisogno di una norma di supporto. Ci riferiamo al fatto che, soprattutto nella secondaria superiore, gli attuali curricoli sono molto ricchi e determinano un monte ore annuo di lezioni molto elevato che richiede un corrispondente robusto numero di docenti.

La riduzione dell’orario di lezione nel primo biennio dei professionali, previsto dalla legge finanziaria 2007, e l’impianto dei piani di studio dei licei riformati secondo la legge Moratti, vanno in questa direzione.