Ritorno a scuola, Miozzo (Cts): ‘Se ci sarà un focolaio la scuola dovrà chiudere. Test per tutto il personale scolastico’

Cosa fare se un insegnante o uno studente risulterà positivo al coronavirus dopo il ritorno a scuola di settembre? Lo spiega il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, intervistato da IlSole24Ore per parlare del rientro in classe. 

Distanziamento di un metro tra gli studenti (nelle linee guida leggiamo che la distanza deve essere di un metro da bocca a bocca), l’igiene delle mani e la sanificazione degli ambienti e l’utilizzo della mascherina sono i principi cardine per il rientro in classe in sicurezza, afferma come prima cosa Miozzo. Poi rassicura: “Se i contagi si avvicineranno allo zero come accade già in diverse Regioni si potrà valutare la possibilità di non utilizzare sempre la mascherina“.

Che rispettare il metro di distanza non è facile per tutte le scuole italiane, il coordinatore del Cts lo sa benissimo: “Non possiamo addossarci la responsabilità di 50 anni di distrazione pubblica verso la scuola dove non si fanno investimenti sulle aule e gli spazi da tanti anni. Bisogna dunque pianificare il rientro a scuola da adesso e sicuramente si è già in ritardo. Certo non si possono comprare 8 milioni di banchi singoli il 1° settembre”.

Per quanto riguarda i test sierologici a tappeto per il personale scolastico prima dell’inizio delle lezioni, Miozzo precisa: “Non potranno riguardare tutti gli 1,2 milioni di docenti e altro personale che lavora nelle scuole, ma l’obiettivo è di arrivare a numeri molto importanti“.

E se dopo il ritorno a scuola dovesse verificarsi un focolaio in un istituto? “Bisognerà valutare la sua entità – dichiara il coordinatore del Cts -. Certo non chiuderemo tutte le scuole, ma quell’istituto il tempo necessario per sanificare gli ambienti e testare e tracciare tutti gli studenti e i professori che sono venuti a contatto con i positivi. Certo se il positivo è un professore che insegna in tante classi l’operazione sarà più complessa”.