Non giochiamo a nascondino con l’INVALSI

Sul Corriere della Sera di domenica scorsa, 16 febbraio, Aldo Grasso ha dedicato un fondo interessante al curriculum degli studenti, dal quale è stata eliminata ogni traccia delle prove Invalsi. Le considerazioni del noto giornalista meritano attenzione e fanno riflettere. Trascriviamo il pezzo di Grasso.

“Gli esami finiscono sempre, purtroppo”. “Oggi è stato approvato un mio emendamento che toglie definitivamente dal curriculum degli studenti la certificazione delle prove Invalsi”. Questo l’annuncio trionfante di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-LeU, cui ha fatto seguito un commento della vice ministra dell’Istruzione Anna Ascani: “Abbiamo fortemente voluto che i risultati delle prove Invalsi rimanessero fuori dal curriculum dello studente”.

L’Invalsi è il “coronavirus” della scuola italiana? Perché il Governo è così felice di averne secretato i risultati?

L’Invalsi è una parte del curriculum dello studente, un allegato al diploma di Maturità che contiene esperienze, competenze e conoscenze che lo studente ha accumulato negli anni, da presentare a università e datori di lavoro. Migliorabile, certo, ma strumento moderno capace di radiografare  la realtà: uno studente su tre in terza media ha problemi di comprensione del testo, e se una classe va male, a volte, il docente non è esente da demeriti. Invalsi? Se c’è la febbre, si rompa il termometro!

La verità è che parte della scuola italiana ancora resiste alle valutazioni: presto sostituirà i voti con le faccine. E per una certa retorica politica e sindacale, la colpa è sempre del sistema, mai personale.

Quando si secretano i demeriti, si ridimensionano anche le ambizioni. Della scuola, del Paese”.

Così va il “Padiglione” Italia.