Mobilità, storia di un prof: ‘In una provincia che non ho scelto, in 2 scuole da raggiungere nello stesso giorno’

Pubblichiamo la storia di un insegnante di una scuola a Monterotondo e di una di Roma, Giovanni, che racconta a Tuttoscuola la sua esperienza con la mobilità e i trasferimenti

Premetto di considerarmi fortunato, perché sono stato assunto nella provincia di Vibo Valentia dove risiedo e dove ho potuto portare a temine l'”anno di prova”. Da settembre del 2016 sono stato trasferito in provincia di Roma, il che significa che ogni fine settimana posso rientrare a casa poiché le due città sono ben collegate, al contrario di tanti miei colleghi che prestano servizio, magari in zone geograficamente più vicine ma senza collegamenti e quindi nei fatti impossibilitati a rientrare a casa frequentemente.

Ho superato un primo concorso a cattedra indetto con ordinanza ministeriale nel 1990, conclusosi nel 1992. Da allora sono entrato a pieno titolo nelle numerose schiere dei professori precari. In seguito furono istituite le Graduatorie Ad Esaurimento nelle quali sono stato incluso nella terza fascia. Nel frattempo, 1999, ho superato un altro concorso abilitante in una diversa classe di concorso. Da precario, saltuariamente, sono stato chiamato a ricoprire il ruolo di supplente e così si è andati avanti fino al 2015. In vero tutti i ministri della Pubblica Istruzione che si sono alternati hanno sempre proclamato di voler eliminare il precariato, ma le cose non sono cambiate fino alla già citata L.107/15. Chi voleva sfuggire a questo eterno limbo non aveva altra scelta che decidere di emigrare verso provincie lontane dove le graduatorie fossero esaurite o quasi. Scelta fatta da non pochi colleghi, che, per quanto possibile, sceglievano la provincia dove andare a insegnare in base alle proprie preferenze e/o convenienze. Magari vicino la sede universitaria dei figli.

Nel 2015 il cambiamento. Si è iniziato a sentir parlare della “Buona Scuola” che avrebbe portato con sé l’immissione in ruolo o meglio, come si dice oggi, un contratto a tempo indeterminato per tutti i professori inseriti nelle GAE. Non era chiaro come ciò potesse avvenire, soprattutto in quelle classi di concorso quali la A019 (discipline giuridiche ed economiche) sovraffollate, composte da numeri tali che neanche il raddoppio delle cattedre esistenti avrebbe permesso di occupare tutti i precari. Nel mondo della scuola si inseguivano le ipotesi e le proposte per trovare una soluzione quando, si iniziò a parlare del “potenziamento”. Termine altrettanto misterioso sul quale tutte le organizzazioni di categoria si sono lanciate per autopromuovere l’utilizzo della propria classe di concorso; anche perché si parlava di chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici, quindi ognuno si sentiva in dovere di segnalare che chi faceva parte della classe di concorso A019, ad esempio, poteva essere utilizzato in tutte le scuole di ogni ordine e grado ad insegnare di tutto e di più.

Si arrivò cosi alla pubblicazione del decreto che invitava tutti gli iscritti nelle GAE ad avanzare domanda al fine di essere inseriti nelle assunzioni previste nella L.107/15. Contemporaneamente, si spargeva la voce che chi non avesse presentato la domanda non avrebbe avuto più possibilità di insegnare poiché non ci sarebbero più state le tanto attese chiamate per le supplenze, quindi rimanere nelle GAE significava perdere ogni speranza di lavoro almeno per un bel po’ di tempo, cioè fin quando non si sarebbero create delle nuove cattedre.

I posti promessi con la L.107/15 erano circa 120 mila, numero elevatissimo. Su queste premesse ad agosto del 2015 ho compilato la mia domanda di adesione. Nella domanda mi veniva chiesto di esprimere la preferenza di sede su base provinciale dovendo comunque inserire tutte le provincie d’Italia ad esclusione di quelle dove è previsto l’insegnamento bi-lingua (Aosta ecc.). Non vi era modo di prevedere dove vi erano più possibilità perché nessuno sapeva spiegarti su quali basi sarebbe stata compilata la graduatoria. A domanda inoltrata si sono conosciuti i posti totali previsti per ogni regione. Ebbene, io ho ricevuto la mail con la proposta di assunzione il 10 novembre del 2015, nella provincia di Vibo Valentia, la mia provincia di residenza. Veniva specificato che si trattava di una assegnazione provvisoria ma almeno l’inizio era favorevole. Poi, invece, siamo stati obbligati a presentare una domanda di assegnazione definitiva dove tra l’altro non valeva più il punteggio che avevamo nella GAE attraverso il quale eravamo stati assunti, ma un nuovo punteggio basato su nuovi criteri, e non più con la scelta delle provincie ma bensì dei nuovi nati “ambiti”.

Il 13 agosto 2016 la doccia gelata della seconda mail che mi comunicava che la mia “volontaria domanda di trasferimento” era stata accolta, e che ero stato destinato all’ambito 12 del Lazio. Non mi si indicava la scuola perché è stato previsto un doppio meccanismo di assegnazione, prima per chiamata diretta del dirigente scolastico, al quale bisognava avanzare proposta di assunzione, e in mancanza da parte dell’ufficio territoriale. La designazione d’ufficio mi è giunta, tramite mail, alle 15,30 del 31 agosto quando io ero già partito dalla Calabria con direzione Roma, sapendo di dover prendere servizio l’indomani primo settembre ma non conoscendo il paese e la scuola dove presentarmi. Come dicevo sono stato fortunato perché sono stato assegnato a Monterotondo che è vicino Roma e ben collegato, ma – cosa che ho scoperto solo intorno alle 14,00 del 1° settembre – pur essendo stato assegnato all’ambito 12 devo completare il mio orario di lavoro settimanale presso l’Istituto Giordano Bruno di Roma benché quest’ultimo non fa parte dell’ambito 12. Ho cercato di capire come può essere che sono stato assegnato ad un ambito e poi mi trovo su due, ma l’unica spiegazione che mi è stata data è che una volta assegnato si entra a far parte dell’organico funzionale e quindi non vi è più distinzione fra ambiti. La cosa mi sembra studiata a “convenienza” (certo non la mia), comunque così è. Mi ritrovo in una provincia che non ho scelto, su due scuole che devo raggiungere, anche nella stessa giornata, con la mia auto e ancora mi chiedo perché per il Ministero Messina sia più lontana di Roma per me che abito in provincia di Vibo Valentia.

In questi giorni vi sono stati alcuni articoli riguardo la mancanza di continuità didattica che subisce un numero sempre più elevato di studenti e, qualcuno, ha tirato in ballo anche la prospettata mobilitazione straordinaria che pare sia stata raggiunta in intesa tra il Ministero e i sindacati per porre rimedio ai tanti trasferimenti operati dall’ormai tristemente noto algoritmo che ha deciso le assegnazioni. Il fenomeno non è certamente nuovo, posso testimoniare che due mie figli, oggi studenti universitari, hanno iniziato la prima media con un gruppo di professori per finire con un gruppo largamente diverso. Certo il fenomeno è stato sicuramente aggravato da tutto l’iter della L.107/15 che ha appunto previsto una mobilità straordinaria operata dal già citato algoritmo e che porterà, a quanto sembra, ad una nuova mobilità, ma non dimentichiamoci che ogni anno scolastico si verifica una moltitudine di cambi di scuola anche in virtù delle cattedre di fatto mai, fino a oggi, promosse a cattedre di diritto, che spesso spariscono per poi riapparire al momento delle assegnazioni provvisorie. Nuovamente si parla di assegnare queste cattedre che, si badi bene, pare siano tra le 25mila e le 30mila, numeri che potrebbero dare un assetto migliore alle scuole che spesso si trovano ad affrontare l’inizio dell’anno scolastico senza che sia avvenuta l’assegnazione di questi posti di lavoro”.

Leggi il nostro dossier “Mobilità 2017 – Il grande caos, atto secondo: e agli studenti chi ci pensa?