Maturità 2020: il 75% dei maturandi avrebbe voluto tornare in classe

L’inizio del lockdown, ironia della sorte, è coinciso proprio con l’avvio del secondo quadrimestre, quello in cui si concentra la maggior di degli appuntamenti tanto attesi dagli studenti: la gita, la foto di classe, i 100 giorni alla Maturità. Ma soprattutto l’ultimo giorno di lezioni: nonostante gli sforzi per far tornare gli studenti in aula almeno un’altra volta, infatti, l’anno si concluderà da casa, senza che i ragazzi possano dare libero sfogo alla propria gioia per l’inizio delle vacanze estive. Una decisione che, tutto sommato, è stata assorbita bene: l’80% dei 20mila alunni – di scuole medie e superiori – interpellati da Skuola.net la considera una scelta saggia; al momento, secondo loro, non ci sarebbero le condizioni per tornare.

Ma, nonostante la gran parte appoggi la decisione del Ministero di non riaprire le scuole, il cuore va verso un’altra direzione. Ciò vale soprattutto per i maturandi: il 75% avrebbe voluto tornare in classe per l’ultimo giorno o addirittura per le ultime settimane. Ma non, come si sarebbe portati a pensare, spinto dalla nostalgia. È vero, infatti, che più della metà dei ragazzi prossimi al diploma (57%) sottolinei come la quarantena abbia rovinato il suo ‘ultimo anno’. Ma per ragioni che esulano dal rapporto con i compagni: solo il 55% è dispiaciuto di non aver vissuto questi mesi a stretto contatto con persone che d’ora in poi difficilmente vedrà con la stessa frequenza; al 32% basta continuare a coltivare il rapporto con quelli con cui ha legato di più; il 13% confessa di non vedere l’ora di chiudere con la scuola.

A mancare di più, semmai, è stato il fattore studio. Dovendo indicare il tassello a cui ha rinunciato più a malincuore durante il lockdown, il 28% dei maturandi mette in cima la preparazione collettiva dell’esame; la gita di classe si piazza al secondo posto (22%), terza posizione per la quotidianità degli ultimi mesi di lezione (21%). A rafforzare questa tesi un altro paio di dati indicativi: meno della metà sta studiando il modo di festeggiare lo stesso la fine delle superiori (meglio concentrarsi sul maxi-orale), appena il 18% si è preoccupato di fare una foto di gruppo per ricordo; solamente il 35% avrebbe fatto carte false per fare la gita di quinto.

E non è che guardando lo stato d’animo degli studenti delle classi intermedie la situazione cambi poi molto. Si rafforza la maggioranza – più di 3 su 4 – che avrebbe voluto rientrare a scuola: al 50% gli sarebbe bastato l’ultimo giorno, il 27% avrebbe voluto rivivere la quotidianità della vita scolastica per qualche settimana in più. Ma questo sentimento non è così intenso da spingerli a trovare delle soluzioni alternative per celebrare la festa come si farebbe in condizioni normali: in pochissimi (6%) hanno già organizzato un ‘ultimo giorno’ fai-da-te e solo un altro 27% lo sta costruendo in questi giorni. In che modo? Anche qui, i riti si adattano alla situazione che stiamo vivendo; si segue il basso profilo: niente battaglia di gavettoni (la sta progettando solo 1 su 10), piuttosto si opta o per un’uscita collettiva (24%) o, ancora meglio, per una cena di gruppo (40%); ovviamente nel rispetto delle regole.

Risposta tiepida o, perlomeno, non così unanime come ci si aspetterebbe anche quando si affronta il capitolo ‘gita scolastica’. In teoria, quelli del viaggio d’istruzione sono da sempre i giorni più attesi da tutti gli studenti. Solo 4 ragazzi su 10, però, avrebbero voluto farlo a tutti i costi; il 28% se n’è fatto una ragione sin dai primi giorni di lockdown. Sorprendente, infine, che a 1 su 3 non pesi affatto di non essere partito (al 16% addirittura per niente, visto che si era già rassegnato all’annullamento della gita oppure non ci sarebbe andato).

Se queste sono le premesse, è facile intuire quale sia il livello di attaccamento a un altro dei cimeli di generazioni di studenti: quella foto di classe che, a distanza di anni, esce fuori da qualche cassetto rievocando volti e aneddoti di uno dei periodi più spensierati della vita. Ebbene: nell’impossibilità di farla dal vivo, solo 1 alunno su 5 è riuscito a ricrearla ‘a distanza’, mettendo d’accordo tutti. I metodi più usati? La tecnologia conferma il suo ruolo dominante dell’ultimo periodo: tra i ‘fortunati’, il 48% (che nel caso dei più grandi diventa il 63%) ha ‘catturato’ lo schermo del computer con il primo piano dei compagni, durante una video-lezione; il 21% (con quote più alte alle scuole medie) ha invece ricevuto un fotomontaggio con le immagini dei suoi colleghi; molto sfruttata anche la creatività, con il 18% che la foto l’ha disegnata o assemblata con metodi artigianali.

Una nota dolente conclude il quadro: osservando con attenzione i dati si intuisce la difficoltà, per una parte di ragazzi, di calarsi perfettamente nella vita scolastica. Coloro che dicono di non sentire alcun necessità di tornare in classe per l’ultimo giorno non sono affatto pochi: si tratta di circa 1 su 4. Forse perché, per qualcuno, quello lasciato a fine febbraio non era proprio un ‘paradiso’: il 32% di loro, ad esempio, dice che in questi mesi non ha sentito la mancanza dei compagni di classe (il 13% per niente); solo al 30% sono mancati tantissimo. A ribadirlo un ultimo numero: dall’inizio della Fase 2, da quando si possono vedere gli amici, meno di 1 su 10 ha cercato di incontrare di nuovo tutti o almeno la maggior parte dei compagni di classe; il 44% non ha voluto rivederne neanche mezzo, il 50% si è organizzato solo con quelli più stretti.