Lettera al Presidente Mattarella

Caro Presidente,

le parole da lei pronunciate il 14 settembre, all’apertura del nuovo anno scolastico, fanno rimpiangere il fatto che le sempre complesse vicende della politica italiana le abbiano impedito, ormai più di trent’anni fa, di portare a termine il suo impegno come ministro dell’Istruzione, in particolare per quanto riguarda l’attuazione del progetto di autonomia delle scuole profilatosi nella Conferenza nazionale del gennaio 1990.

Se ne è avvertita l’eco nelle sue parole quando, esprimendo riconoscenza al personale della scuola, ha affermato che esso proprio durante i lunghi mesi del lockdown ha “interpretato al meglio il significato dell’autonomia scolastica, quella appunto che partecipa con creatività alla progettualità della scuola, muovendo dalle sue articolazioni e diversità”: una concezione dell’autonomia scolastica proattiva e bottom-up (“I nostri insegnanti sono chiamati ancora a un lavoro prezioso, che richiederà coraggio e iniziativa”), ben diversa da quella iper-regolata inserita nella più ampia cornice del decentramento amministrativo realizzato qualche anno dopo dalla riforma Bassanini.

Ma di quel genere di autonomia, quella prefigurata nel 1990, ci sarà bisogno per consentire la ripartenza della scuola su basi davvero nuove. In discontinuità, va detto, e lei ha detto, con il passato (“Il ritorno a scuola non significa ritorno al passato”), soprattutto per quanto riguarda “l’uso delle tecnologie digitali (che) ha fatto compiere a tutta la nostra comunità dei progressi che ora possono aiutare il lavoro e migliorare i modelli sociali

E se è vero che “Nulla potrà mai sostituire il contatto tra le persone, il tenersi per mano”, e quindi la funzione di socializzazione della didattica in presenza, è altrettanto vero che “la diffusione dello strumento digitale rappresenta un’opportunità che non va dismessa, ma coltivata e inclusa nella didattica e nei percorsi formativi. Per questo le sue parole (“Questo periodo ha sottolineato, con grande evidenza, l’urgenza e l’assoluta necessità di disporre della banda larga ovunque nel nostro Paese”) costituiscono una vera e propria guide-line per una svolta nella politica scolastica, volta anche a combattere alla radice il digital divide, e sono una manifestazione di fiducia nei confronti della scuola del futuro.

Di questo, caro Presidente, voglio ringraziarla anche personalmente, avendo potuto apprezzare, al tempo del suo impegno come ministro dell’istruzione, l’autenticità e la lungimiranza dei suoi intenti. Ora c’è una nuova occasione di ri-partenza per la scuola italiana. Digitalizzazione, inclusione e personalizzazione sono le parole d’ordine per una strategia di politica scolastica che guardi al futuro. Il successo di questa strategia dipenderà però in larga misura da come le scuole i loro corpi professionali – insegnanti per primi, e dirigenti che operino come leader, non come manager – sapranno gestire in prima persona la scommessa del cambiamento, ridando linfa, calore e progettualità alla nozione di autonomia delle scuole.