Il virtual Service Learning

Nel periodo di lockdown globale il mondo della formazione ha visto docenti di ogni ordine e grado ripensare le proprie modalità di insegnamento con tempi e stimoli diversi, immergendosi completamente, seppur con non poche difficoltà, nell’ormai familiare didattica a distanza (DAD). Se già da molti anni si parlava della fine della scuola dell’istruzione – ma nelle pratiche di tutti i giorni si continuava a vivere la formazione in modo tradizionale – oggi è diventato evidente a tutti che cambiare è necessario, e certamente possibile. Ma quali sono le sfide più urgenti per un docente che si trova ad insegnare in tempo di pandemia? Due sono le principali aree: quella dell’apprendimento e quella della socialità. In riferimento alla prima area, il docente è sfidato da un lato a trovare strumenti online di supporto alla didattica (come ad esempio le piattaforme di supporto) e dall’altro ad individuare i metodi più efficaci per la formazione a distanza. Le necessità educative a cui dobbiamo rispondere non coinvolgono però solo la sfera dell’apprendimento ma anche quella della socialità e, in particolare, il bisogno di comunità, di essere insieme, in un momento in cui non possiamo farlo concretamente. In qualche modo è come se il venire meno della condivisione spaziotemporale tra docente e studente – che da sempre ha rappresentato un riferimento costante dell’educazione – mettesse in crisi non solo gli “spazi” educativi, intesi anche come luoghi di socializzazione, ma anche i processi educativi e gli scenari stessi della formazione. È forse arrivato il momento di cogliere questa come un’opportunità per innovare schemi educativi ormai consumati. Ne abbiamo parlato nell’inserto de “La scuola che sogniamo” pubblicato nell’ultimo numero di Tuttoscuola in un articolo di Irene Culcasi.

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Dallo scenario al caso concreto: perché non basta chiedersi quale piattaforma adottare?

Il rapporto tra tecnologie comunicative ed educazione si è fatto più intenso e profondo: la didattica a distanza si rende possibile grazie alla stretta interazione tra tecnologie e metodologie. Come primo passaggio è necessaria un’analisi dell’attrezzatura di cui dispongono docenti e famiglie. In secondo luogo, in accordo con il proprio istituto formativo, si opta per una piattaforma online a supporto della didattica. Ma il punto centrale rimane la capacità del docente di sfruttare le tecnologie a disposizione. Qui si apre un importante passaggio che è quello della formazione: il docente, essendo più o meno esperto nell’uso delle tecnologie digitali, si formerà o attraverso percorsi formali o attraverso prove ed errori inerenti a specifici problemi che si trova ad affrontare. Contemporaneamente alla necessità di diventare competente nell’utilizzo dei digital tools, al docente è chiesto di identificare che tipo di metodologie didattiche adottare nella DAD. Infatti, se inizialmente, in forma diffusa,si è pensato che l’intero problema della formazione in rete si riducesse alla scelta della migliore piattaforma di e-learning, presto si è compreso che il nodo centrale è il come viene realizzata l’educazione all’interno della piattaforma. Possiamo dire di più,se inizialmente abbiamo ipotizzato che la DAD potesse essere un diverso mezzo attraverso cui riprodurre una trasmissione di contenuti o lezioni in tempo reale (es. lezioni in videoconferenza o distribuzioni di materiale attraverso specifiche piattaforme) ci si è potuti presto rendere conto che è necessario uscire dall’ottica di erogazione del concetto di e-learning. Costruire un buon progetto di e-learning comporta un ripensamento complessivo del modello didattico. Dunque, quali metodologie didattiche o approcci pedagogici ci possono aiutare ad uscire dalla vecchia scuola dell’istruzione riproposta in formato online? Abbiamo cercato di capirlo nell’ultimo numero di Tuttoscuola all’interno dell’inserto de “La scuola che sogniamo” dedicato alla scuola aperta e solidale.

Abbiamo parlato della scuola aperta e solidale nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato nel numero di giugno di Tuttoscuola 

La scuola aperta e solidale è il modello che abbiamo presentato nel mese di giugno all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 603 giugno di Tuttoscuola troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola aperta e solidale:

– Service Learning: la sfida della gratuità. di Italo Fiorin;
– Dal Service Learning al Virtual Service Learning, di Adriana Cantaro;
– Una modalità che si sposa bene con la didattica a distanza: il virtual Service Learning, di Irene Culcasi;
– L’esperienza dell’IIS Einstein-De Lorenzo di Potenza. Il progetto pilota: “Aiutiamo per aiutarci”, di Maria Emilia Cavaliere, Maria Sara Coriglione, Mariella Giacummo, Franca Gioia, Maria Ripullone;
– Il Service Learning: un termometro per la qualità della scuola italiana, di Simone Consegnati.

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