Fedeli e la questione che preoccupa i sindacati

Un altro tema caldo della Buona Scuola che il ministro Fedeli dovrà affrontare presto è quello del ruolo regionale degli insegnanti. Il comma 66 della legge 107/2015 prevede che A decorrere dall’anno scolastico 2016/2017 i ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti territoriali, suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posto.

I sindacati della scuola avevano criticato fin dall’inizio la titolarità di ambito e i ruoli regionali, in quanto la prima accezione (titolarità di ambito), madre della chiamata diretta, è destinata a togliere, prima o poi, la titolarità di cattedra dei docenti, e la seconda (i ruoli regionali) mette a rischio quei docenti che per contrazione di cattedra vanno in soprannumero e che possono, quindi, essere trasferiti d’ufficio in ambiti regionali molto distanti dalla propria residenza o dalla scuola in cui prestano servizio. Da diverse settimane è in corso presso il Miur il confronto con i sindacati per definire le regole della mobilità 2017-18.

Spetta ora al ministro Fedeli, esperta di relazioni sindacali e di contrattazione come nessun altro ministro prima di lei, portare a conclusione questa trattativa aperta sulla mobilità.

Poiché dalla mobilità dei docenti derivano tutte le successive operazioni per l’avvio dell’anno scolastico, la Fedeli ha la necessità di chiudere questa contrattazione integrativa il più presto possibile, senza svendere. Non avrà il tempo (e la volontà) di proporre la modifica di quella norma sui ruoli regionali, ma potrà tentare di congelarne l’applicazione, prevedendo nel contratto integrativo, ad esempio, che, ‘nelle more della messa a regime del comma 66, in caso di sopranummerarietà dei docenti, il loro trasferimento d’ufficio viene confermato nell’ambito territoriale della scuola di servizio anche in soprannumero’. Dovrà però fare i conti subito con il Mef.