Cisl, Gilda e Uil sull’OCSE: gli scatti vanno difesi…

Sui dati dell’annuale rapporto OCSE Education at a Glance prendono posizione i sindacati. Il segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima, fa notare “a chi guarda le cose dall’esterno che si segnala una tendenza al miglioramento nel livello di preparazione dei nostri studenti, nonostante siano nel frattempo peggiorate le condizioni in cui lavorano gli insegnanti, visto che aumenta il numero di alunni da seguire mentre stagnano le retribuzioni”.

Il sindacalista osserva che se la spesa per retribuzioni, come dice il rapporto OCSE, cala in termini complessivi (evidentemente a causa del taglio degli organici), “un po’ di rimedio è dato dagli scatti di anzianità”, che sono oggi “l’unico fattore che permette agli stipendi del comparto scuola di raggiungere un livello di minima decenza”, come conferma anche l’Ocse: “ci riflettano quanti ne teorizzano con troppa disinvoltura la cancellazione”, conclude il sindacalista, con trasparente riferimento alla posizione assunta in merito dal ministro Giannini. 

Anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, insiste sul dato relativo al calo della spesa per le retribuzioni, e manda a sua volta un segnale al governo: “Il governo Renzi, invece di invertire questa tendenza che si sta pericolosamente consolidando anno dopo anno, fa giochi di prestigio abbassando ulteriormente le retribuzioni dei docenti italiani ai quali toglie gli scatti di anzianità per destinare risorse a un merito da assegnare senza alcun sistema scientifico in grado davvero di individuare le eccellenze”.

Sulla progressiva riduzione della retribuzione degli insegnanti, osserva  sua volta il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna, “le decisioni del governo di non prevedere nessun incremento  retributivo fino al 2018, né per il rinnovo del contratto, né per gli aumenti di anzianità, né per gli aumenti di merito, porterà inevitabilmente ad abbassare ulteriormente questa voce”.

Dunque, continua Di Menna, “se non si inseriscono investimenti già nella legge di Stabilità e si confermano le previsioni del Def (con un livello invariato di spesa per l’istruzione in rapporto al totale della spesa pubblica) il penultimo posto in Europa, dopo di noi solo la Romania,  è assicurato per i prossimi anni. Salvo diventare l’ultimo”.

Per favorire occupazione e lavoro “occorre una vera scossa”, conclude il segretario della Uil Scuola, “lavorando a  investimenti straordinari e a un drastico intervento di riduzione di quella parte di spesa pubblica davvero eccessiva e non compatibile con le esigenze del paese ancora finalizzata a sprechi, privilegi, incrostazioni burocratiche”.