Secondaria di 4 anni. Il dibattito continua

La Fnism (Federazione Nazionale Insegnanti), la più antica associazione professionale dei docenti italiani, costituita nel 1901 da Gaetano Salvemini e Giuseppe Kirner, in occasione del suo congresso ha promosso a Roma un convegno-seminario sul tema ‘Maggiorenni per la vita… e per la scuola?’ (sottotitolo ‘Un percorso scolastico e formativo per diplomarsi a 18 anni’). L’incontro si è svolto nell’aula magna del liceo Mamiani grazie alla disponibilità della sua dirigente, Tiziana Sallusti, ad ospitare dibattiti e iniziative su tematiche educative di particolare interesse.

Gigliola Corduas, presidente Fnism, ha chiesto ai relatori di esprimersi sulla questione, tornata recentemente di attualità a seguito del varo della sperimentazione, già in corso in tre licei paritari e autorizzata per l’anno prossimo anche in alcuni licei e istituti tecnici statali, della riduzione della durata della scuola secondaria superiore da cinque a quattro anni.

I quattro relatori Maurizio Tiriticco (‘Appunti per un riordino complessivo del sistema educativo di istruzione e di formazione’), Orazio Niceforo (‘Da dove viene e come cambia la scuola italiana’), Massimo Di Menna (‘Le ricadute del riordino sugli organici dei docenti, una variabile sottesa al confronto’) e Mario Rusconi (‘Ingegneria istituzionale o riforme incisive?’) si sono espressi tutti, con motivazioni diverse, a favore dell’abbreviazione degli studi, ma a condizione di modificare anche l’impianto complessivo del percorso scolastico. Tiriticco si è espresso per un ciclo unitario di 10 anni, da 5 a 15, più tre anni diversificati per grandi aree, con riduzione delle materie d’esame. Più cauto, anche se non contrario alle operazioni di ingegneria istituzionale, si è dichiarato Rusconi, che punta di più sullo sviluppo dell’autonomia delle scuole e della qualità della didattica. Niceforo ha rilanciato la proposta, già avanzata su Tuttoscuola, di utilizzare il quinto anno come anno ponte verso l’università, l’istruzione superiore non universitaria o il lavoro attraverso la riduzione delle materie d’esame a due o tre alle quali collegare l’attribuzione di crediti universitari (CFU) o pre-professionali in modo da abbreviare di un anno la durata dei percorsi post-diploma.