La verità del comunicato Miur e del tunnel

Mentre i commenti polemici sul comunicato stampa del Miur viaggiano sul web quasi alla velocità della luce, il ministro Gelmini ritorna sull’incidente: “Premesso che il comunicato stampa del Miur poteva essere formulato in maniera più precisa, è in malafede chi ritiene che qualcuno al Ministero possa pensare veramente che esista un tunnel di questo tipo”.

Il vero tunnel – aggiunge Gelmini – è quello di chi alimenta polemiche pretestuose prive di senso, proprio in un momento storico per la ricerca italiana”.

L’equivoco e le polemiche sono state, comunque, l’occasione per fornire una spiegazione sulla natura di quel tunnel di cui si parla.

Non c’è un tunnel che corre lungo tutta la distanza che separa Ginevra dai laboratori sotto il Gran Sasso. I neutrini hanno sì viaggiato dentro un tunnel, ma si tratta di un percorso lungo 1 km che si snoda nell’area del Cern sotto Ginevra e che parte da uno degli iniettori di Lhc, chiamato acceleratore Sps”. Lo hanno spiegato all’Adnkronos gli esperti dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn (Lngs), precisando anche che “il contributo di 45 milioni dell’Italia è relativo a tutto il progetto Cngs che comprende anche questo tunnel di 1 km”.

Dall’acceleratore Sps di Ginevra – hanno precisato gli esperti – vengono estratti protoni che incontrano sul loro cammino un bersaglio di grafite. I protoni interagiscono con la grafite e producono altre particelle che si chiamano mesoni. Dal decadimento in volo di questi mesoni nel tunnel di 1 km vengono prodotti i neutrini”.

A questo punto – proseguono dai laboratori del Gran Sasso – i neutrini lasciano il tunnel e continuano il loro percorso nella roccia terrestre, che per loro è come se non esistesse, ovvero non costituisce per loro un ostacolo. I neutrini compiono così i 730 km in linea retta dentro la roccia fino ad arrivare al laboratori del Gran Sasso”. “Una volta arrivati nei laboratori sotto il Gran Sasso, alcuni neutrini – spiegano ancora gli esperti – vengono intercettati dall’esperimento Opera. I neutrini, infatti, urtano contro i ‘mattoncinì fatti di piombo e lastrine fotografiche dell’esperimento Opera e, alcuni di essi, interagendo con il piombo, producono altre particelle cariche che lasciano le loro tracce nelle lastrine fotografiche ed in altri rivelatori dell’esperimento”.

Questo – concludono gli esperti – è il percorso che ha consentito agli scienziati di poter ‘vedere’ e misurare la velocità raggiunta dai neutrini che stanno facendo parlare, in queste ore, la comunità scientifica di tutto il mondo”.