‘Stati generali della conoscenza’, la Flc-Cgil avvia il dibattito sulla scuola

Cambiare le politiche sulla scuola ed avviare un dibattito nella società coinvolgendo il territorio: è la proposta di Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, lanciata agli ‘Stati generali della conoscenza’ promossi da numerose sigle sindacali ed organizzazioni del settore e della società civile. Fra queste, l’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani), Legambiente, Cgil, Arci, Libera, Rete degli studenti, Cip (Comitato insegnanti precari).

Secondo i promotori degli ‘Stati’ (che si tengono oggi e domani a Roma), i settori della conoscenza devono diventare prioritari negli investimenti pubblici per un sistema di welfare e di diritto allo studio funzionante; ad unirli la premessa del dissenso ai provvedimenti governativi in materia di istruzione e ricerca.

Vogliamo cambiare radicalmente questo settore e aprire un grande dibattito di massa che coinvolga l’intera società e non solo gli addetti ai lavori, modificare i paradigmi del fare impresa e del sapere – ha spiegato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil –. A partire dalla rete che costruiamo oggi, daremo vita a iniziative territoriali per ripartire dai luoghi della conoscenza e ricostruire i temi del welfare, del rispetto dell’ambiente, dei diritti dei cittadini, che non possono essere piegati, come fa questo Governo, alle logiche dell’economia e dell’impresa, ma devono costituire il futuro del nostro Paese”.

La pluralità dei soggetti coinvolti è un elemento significativo secondo Paolo Beni, presidente dell’Arci: “Quello che ci unisce – ha detto – è la preoccupazione per l’enorme disinvestimento sul sapere e per la regressione culturale che sta subendo la società“. Ha poi definito questi giorni come “il punto di partenza di una nuova stagione di ripresa culturale”, nella convinzione, in riferimento ai recentissimi risultati elettorali, che “il vento sta cambiando. è cresciuta la consapevolezza che bisogna voltare pagina perché ci si sta rendendo conto che non sono state date risposte credibili alla crisi“.

Ai tagli e alle riforme che creano ancora una scuola classista e che costringono i ragazzi a scegliere precocemente – ha aggiunto Sofia Toselli, presidente nazionale del Centro Iniziativa Democratica degli Insegnanti – rispondiamo che vogliamo una più salda l’unitarietà culturale del percorso formativo e un aumento del livello culturale della popolazione innalzando l’obbligo scolastico a 16 anni e, in prospettiva, a 18“. “Ci siamo battuti contro la riduzione dei tempi della scuola e per la possibilità di costruire una cittadinanza competente che possa godere dei propri diritti – ha detto infine Maria Cristina Martin, segretario nazionale del Movimento di cooperazione educativa – ora vogliamo essere propositivi e costruire insieme il nostro futuro“.