La scuola italiana è quella che discrimina di più

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’email di Maurizio Parodi sul tema della scuola che discrimina.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Al vertice della disuguaglianza

“La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità, di disabilità o di svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone: innanzi tutto nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza; inoltre nel Paese, affinché le situazioni di svantaggio sociale, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire.” Indicazioni nazionali

Peccato, davvero gravissimo, che la scuola italiana sia non solo quella che dà più compiti a casa agli studenti, ma anche quella che discrimina di più (e forse tra i due fatti c’è una qualche relazione): siamo ultimi in Europa per capacità di compensare le diseguaglianze culturali tra ricchi e poveri. Facciamo peggio di Romania, Bulgaria e Ungheria.

Il commento del prof. Paolo Ferri:

1. la scuola italiana è un moltiplicatore di diseguaglianze e non un “ascensore sociale” per gli studenti in condizioni economiche svantaggiate;

2. la condizione economico-culturale delle famiglie è il vero motore del successo formativo degli studenti e le famiglie svantaggiate si trovano gravate di un ruolo che non spetta loro e che dovrebbe essere assolto dall’istituzione scolastica;

3. la scuola italiana tradisce il mandato costituzionale dal momento che l’articolo 34 del titolo II della prima parte della Costituzione recita: “La scuola è aperta a tutti. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.