Alla Corte di giustizia europea le supplenze italiane

La Corte Costituzionale, con l’ordinanza n.207 depositata ieri, ha trasmesso alla Corte di giustizia dell’Unione europea gli atti relativi alle supplenze annuali di docenti nella scuola pubblica, affinchè verifichi la compatibilità delle norme italiane con la normativa europea sul lavoro a tempo determinato. 

La Consulta era stata investita del caso sulla base di atti inviati dai tribunali di Roma e Lamezia terme chiamati a pronunciarsi su ricorsi presentati da docenti precari che chiedevano che il loro contratto diventasse a tempo indeterminato, oppure di ricevere un risarcimento.

La Corte di Giustizia dell’Ue, dunque, dovrà esaminare le questioni di interpretazione della clausola 5, punto 1, contenuta nell’accordo quadro Ces, Unice e Ceep sul lavoro a tempo determinato sollevate dalla Consulta. In particolare, i giudici della Corte Ue dovranno verificare se la suddetta clausola “debba essere interpretata nel senso che osta all’applicazione” delle norme italiane in materia di personale scolastico, che “dopo aver disciplinato il conferimento di supplenze annuali su posti che risultino effettivamente vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre” di ogni anno, dispongono che “si provvede mediante il conferimento di supplenze annuali in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale docente di ruolo“.

Tale disposizione, rileva la Corte Costituzionale, “consente che si faccia ricorso a contratti a tempo determinato senza indicare tempi certi per l’espletamento dei concorsi e in una condizione che non prevede il diritto al risarcimento del danno“. La Corte di giustizia Ue dovrà inoltre dire se “costituiscano ragioni obiettive le esigenze di organizzazione del sistema scolastico italiano” delineato, “tali da rendere compatibile con il diritto dell’Unione europea una normativa come quella italiana che per l’assunzione del personale scolastico a tempo determinato non prevede il diritto al risarcimento del danno“.