Vincolo quinquennale, spada di Damocle che rischia di dissuadere i futuri immessi in ruolo. Preoccupazione del CSPI

La legge 159/2019 sul personale scolastico ha introdotto un pesante deterrente per i futuri docenti immessi in ruolo con l’intento di salvaguardare la continuità didattica.

La disposizione prevede che “A decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l’anno scolastico 2020/2021, i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione in altra istituzione scolastica ovvero ricoprire incarichi di insegnamento a  tempo determinato in altro ruolo classe di concorso soltanto dopo cinque anni scolastici di effettivo servizio nell’istituzione scolastica di titolarità. Le disposizioni non sono derogabili dai contratti collettivi nazionali di lavoro”.

A causa di questo pesante deterrente, il sen. Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega e presidente della Commissione del Senato, ritiene che i docenti chiamati con la call veloce a optare per una sede di una regione diversa da quella di attuale iscrizione difficilmente si “renderanno disponibili a farsi sbattere per 5 anni a centinaia di chilometri da casa e con stipendi che in trasferta difficilmente consentono di arrivare alla fine del mese”.

Preoccupazione per questo vincolo l’ha espressa anche il CSPI che, a margine della seduta per esprimere il parere sul decreto ministeriale sulla call veloce, ha scritto:

“Il CSPI, altresì, esprime preoccupazione che il vincolo quinquennale di permanenza sulla sede scelta (prescrizione prevista dalla L. 159/2019) possa vanificare l’efficacia della procedura in esame. Si ritiene utile che detta prescrizione sia attenuata attraverso una disposizione legislativa, resa necessaria dalla straordinaria fase di pandemia”.