
Verso una scuola media rinnovata. Rendicontazione di una sperimentazione

Da anni la scuola secondaria di primo grado, comunemente conosciuta come “scuola media”, è oggetto di riflessioni critiche all’interno del panorama educativo italiano. Viene spesso considerata un segmento fragile del sistema scolastico, un anello debole che interrompe la continuità dei buoni risultati conseguiti dalla scuola primaria. Le indagini internazionali IEA PIRLS confermano il livello qualitativamente alto raggiunto dagli alunni italiani nei primi anni di scolarizzazione, ma a questi dati incoraggianti fanno da contraltare i risultati meno soddisfacenti emersi dalle indagini OCSE PISA, che coinvolgono studenti quindicenni. In questi studi, gli alunni italiani tendono a collocarsi vicino alla media dei Paesi OCSE, ma spesso evidenziano lacune significative nella comprensione del testo, nel pensiero critico e nelle competenze matematiche e scientifiche. Tali esiti indicano una possibile perdita di efficacia della scuola media nel garantire la continuità dell’apprendimento. Nonostante le riforme avviate attraverso le nuove Indicazioni Nazionali, permangono elementi strutturali e metodologici che ostacolano il pieno sviluppo del potenziale formativo di questo grado scolastico. Eppure, vi sono esperienze significative che mostrano come, anche prima delle ultime normative, alcune scuole abbiano saputo attuare percorsi virtuosi sfruttando la flessibilità concessa dall’autonomia scolastica. Iniziative innovative, progettate con creatività e coerenza pedagogica, dimostrano che una scuola media più efficace e inclusiva è già possibile.
Una sperimentazione possibile, anche in pandemia
Nel pieno della pandemia, nell’anno scolastico 2020-2021, l’Istituto Comprensivo di Brolo, in provincia di Messina, ha avviato una sperimentazione didattica innovativa che ha coinvolto il plesso di Brolo centro, sede di riferimento per l’intero istituto, situato in un contesto geografico eterogeneo e socialmente articolato. L’iniziativa, nata dalla volontà di dare una risposta concreta alla dispersione implicita e al calo motivazionale registrati tra gli studenti durante la didattica a distanza, si è trasformata in un fertile laboratorio di cambiamento. Adottando un ciclo di Deming, l’istituto ha messo al centro del processo educativo la personalizzazione della didattica e la valorizzazione delle diversità, non solo culturali e linguistiche ma anche cognitive ed emotive. Il progetto ha preso forma grazie all’approccio dell’Universal Design for Learning (UDL), che ha ispirato la costruzione di percorsi modulari, flessibili e inclusivi, capaci di coinvolgere attivamente ogni alunno nel proprio processo di apprendimento.
Grazie a un uso sapiente del Regolamento dell’Autonomia scolastica, e in particolare sfruttando appieno le possibilità offerte dagli articoli 4 e 8 del DPR 275/99, la scuola ha ridefinito tempi, contenuti e modalità della lezione. L’orario scolastico è stato ripensato per consentire l’attivazione di attività laboratoriali settimanali su classi aperte, in cui gli studenti potessero scegliere percorsi coerenti con le proprie passioni, inclinazioni e bisogni formativi. La flessibilità oraria è stata uno dei punti di forza del progetto, poiché ha permesso ai docenti di recuperare ore residue in modo creativo, progettando attività che unissero contenuti disciplinari, competenze trasversali e metodologie attive. Il risultato è stato un sistema didattico profondamente trasformato, nel quale le barriere tradizionali tra discipline, classi e ruoli si sono attenuate, restituendo centralità alla relazione educativa e alla personalizzazione degli apprendimenti.
Una scuola che riprende il cammino dell’infanzia
Il modello attuato ha consentito di trasformare la tradizionale impostazione della scuola media, solitamente fondata sull’imposizione dei saperi e sull’omologazione dei percorsi formativi, in un ambiente educativo capace di valorizzare l’esplorazione, la curiosità e la creatività degli studenti. In continuità con la qualità educativa del sistema integrato 0-6, e ispirandosi alle esperienze dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, la scuola ha adottato metodologie che privilegiano il fare, il provare, il costruire insieme, in un’ottica laboratoriale e cooperativa. Ogni alunno è stato posto al centro dell’azione didattica, riconosciuto come soggetto attivo e competente, capace di apprendere attraverso l’interazione con gli altri, con l’ambiente e con i materiali.
Questa visione pedagogica, ispirata ai “cento linguaggi” di Loris Malaguzzi, ha guidato la progettazione di ambienti di apprendimento aperti, dinamici e ricchi di stimoli. L’adozione di strategie educative fondate sull’indagine, sull’esperienza concreta e sulla documentazione del processo ha permesso agli alunni di sviluppare non solo conoscenze, ma anche capacità riflessive, relazionali e progettuali. Il curricolo è stato reinterpretato come esperienza di senso, nella quale la scoperta e la motivazione costituiscono il motore dell’apprendere. In questo quadro, la valorizzazione dei talenti si è accompagnata alla costruzione di un clima scolastico positivo e accogliente, in cui ogni studente ha potuto esprimere il proprio potenziale e sentirsi parte di una comunità educativa viva e inclusiva.
Una nuova didattica nell’autonomia scolastica
Il tempo scolastico recuperato è stato strategicamente riconvertito in un’opportunità formativa ad alto valore aggiunto, attraverso la realizzazione di laboratori didattici progettati in modo accurato e intenzionale. Tali laboratori sono stati strutturati tenendo conto della pluralità degli stili cognitivi, delle specifiche esigenze degli studenti e dell’importanza cruciale dell’apprendimento attivo e situato. Il focus metodologico si è centrato su un approccio esperienziale, in grado di connettere il sapere teorico alla dimensione operativa e alla realtà quotidiana, restituendo significato e motivazione al processo educativo.
Le attività sono state co-progettate dai docenti in un’ottica di didattica inclusiva e personalizzata, partendo dalle inclinazioni manifestate dagli alunni durante le ore curricolari, nonché dalle proposte espresse dalle famiglie e dai ragazzi stessi. Ne sono scaturiti percorsi altamente motivanti, fondati sull’operatività, sulla scoperta attiva, sulla costruzione condivisa dei saperi e sull’apertura al mondo esterno.
Sono stati attivati laboratori interdisciplinari che hanno favorito l’acquisizione di competenze chiave e trasversali in contesti autentici e significativi, nei quali il sapere si è trasformato in azione, in esperienza e in riflessione critica. Il laboratorio, da semplice luogo fisico, è stato riconfigurato come ambiente di apprendimento integrato, uno spazio mentale ed emotivo in cui l’alunno è stato messo nelle condizioni di esplorare la propria identità, sperimentare ruoli, esercitare il pensiero divergente, sviluppare competenze relazionali e consolidare l’autonomia.
L’intervento laboratoriale ha abbracciato una vasta gamma di proposte, calibrate su interessi eterogenei e finalizzate allo sviluppo di life skills, competenze disciplinari e meta-disciplinari, promuovendo un apprendimento vivo, significativo e centrato sul soggetto. Tra i percorsi attivati figurano: Amica musica, Laboratorio artistico-espressivo, ECDL, Ciclismo, Modellismo su legno, Latino, Certificazione Trinity, DJ e musica elettronica, Scrittura creativa, Sport all’aperto, La scienza in gioco, Attività propedeutiche ai Giochi Matematici, Studio assistito (Italiano, Matematica, Inglese), Scacchi e Cineforum.
Ogni laboratorio è stato concepito come un ecosistema relazionale e cognitivo, caratterizzato da dinamiche cooperative, apprendimento tra pari (peer tutoring), didattica per progetti (project-based learning) e riflessione metacognitiva sistematica. Gli studenti sono stati protagonisti attivi del proprio percorso: chiamati a ideare, progettare, costruire, documentare, comunicare e valutare gli esiti delle proprie esperienze, hanno potuto sperimentare una scuola che educa attraverso il fare e che promuove empowerment e responsabilità.
Significative, in particolare, le esperienze del laboratorio di giochi matematici, dove gli alunni hanno potenziato il pensiero logico-deduttivo attraverso quesiti di aritmetica, geometria e logica in chiave ludica; del laboratorio linguistico, basato sulla visione di film in lingua originale, attività di role-play, karaoke multilingue e giochi comunicativi, che ha trasformato l’apprendimento delle lingue in una pratica immersiva, autentica e coinvolgente.
Nel laboratorio di making e tinkering, gli studenti hanno esercitato la manualità e l’intelligenza progettuale attraverso la costruzione di oggetti e dispositivi con materiali poveri e di recupero, integrando creatività, pensiero scientifico e sostenibilità ambientale. Il corso di ciclismo, realizzato in sinergia con esperti esterni, ha promosso non solo la pratica sportiva, ma anche l’educazione alla salute e alla sicurezza. Il laboratorio DJ e musica elettronica, infine, ha offerto uno spazio espressivo e tecnologico in cui sviluppare competenze digitali, senso estetico e progettualità sonora.
In sintesi, l’approccio laboratoriale ha agito da catalizzatore del protagonismo studentesco e della costruzione di senso, configurandosi non solo come dispositivo metodologico efficace, ma anche come leva pedagogica per colmare il divario tra scuola e vita, tra dovere e desiderio, tra conoscenza e competenza. In tal modo, la scuola ha riscoperto e riaffermato la sua missione generativa e trasformativa, ponendo al centro il soggetto in apprendimento, le sue domande, il suo potenziale.
Una scuola connessa al presente e proiettata nel futuro
L’intera sperimentazione si è avvalsa della passione, dell’entusiasmo e della professionalità del personale scolastico, che ha accolto la sfida del cambiamento con spirito collaborativo e senso di responsabilità educativa. Non sono stati richiesti ulteriori oneri per l’amministrazione, se non per l’acquisto di materiali didattici specifici per i laboratori, a dimostrazione che l’innovazione può nascere anche a costo zero quando si investe sulla formazione continua, sulla motivazione dei docenti e sulla progettualità condivisa.
Le risorse del MOF (Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa) sono state utilizzate in modo strategico e mirato, permettendo l’attivazione di moduli aggiuntivi con esperti interni e, in alcuni casi, con figure professionali esterne selezionate per le loro competenze specifiche. La presenza di questi esperti in compresenza con i docenti di ruolo ha arricchito l’ora di lezione, trasformandola in un momento formativo multidimensionale e coinvolgente, dove si è intrecciata la trasmissione del sapere con l’esperienza vissuta, la teoria con la pratica, l’apprendimento individuale con quello cooperativo.
In questo contesto, è stato possibile recuperare e rilanciare la logica dei “campi di esperienza” tipica della scuola dell’infanzia, superando l’idea di una lezione frontale e sequenziale, per abbracciare una visione dell’apprendimento come esperienza globale e integrata. La rielaborazione in chiave laboratoriale e multidisciplinare di tale approccio ha favorito lo sviluppo armonico dell’identità, dell’autonomia e della competenza degli studenti, contribuendo alla costruzione di un ambiente educativo caldo, flessibile e generativo.
Una scuola media possibile: identità, innovazione e autonomia didattica
La scuola media descritta in questa sperimentazione non è un’utopia educativa, ma una realtà concreta, costruita con cura e lungimiranza attraverso l’applicazione intelligente, consapevole e creativa dell’autonomia scolastica. È il risultato di un processo intenzionale, radicato in una visione pedagogica solida che pone al centro lo studente e le sue esigenze formative, accogliendo le sfide del presente con strumenti adeguati e coerenti con i principi dell’inclusione, della personalizzazione, della sostenibilità educativa e dell’innovazione metodologica.
È una scuola che integra il curricolo disciplinare con approcci attivi e laboratoriali, rendendo le STEM accessibili attraverso esperienze tangibili, esperimenti, making, coding e tinkering, che stimolano il pensiero computazionale e la capacità di problem solving. È un ambiente in cui le lingue straniere si apprendono non soltanto attraverso il libro di testo, ma mediante esperienze immersive come lo storytelling, il teatro in lingua, le simulazioni comunicative, il karaoke multilingue e i viaggi virtuali nel tempo e nello spazio, costruiti con strumenti digitali e realtà aumentata.
In questo contesto scolastico, la cultura umanistica non è relegata all’astrazione, ma si intreccia con le arti visive e performative, attraverso esperienze laboratoriali come la scrittura creativa, la filosofia per ragazzi, la musica elettronica, il DJing educativo, offrendo agli alunni occasioni autentiche per dare forma ai propri pensieri, alle emozioni e alla costruzione dell’identità. L’apprendimento diventa così un processo incarnato, in cui la mente e il corpo non sono compartimenti stagni, ma sistemi in dialogo continuo.
Le attività motorie, come il ciclismo educativo, diventano vere e proprie pratiche formative, strumenti per educare alla cittadinanza attiva, alla salute, al rispetto dell’ambiente e alla consapevolezza corporea. La lentezza operosa auspicata da Gianfranco Zavalloni, con la sua pedagogia della lumaca, non rappresenta una rinuncia all’efficacia, bensì la riscoperta di un tempo disteso, qualitativo, che consente di riflettere, ascoltare, creare e diventare. È una lentezza generativa, che valorizza risorse umane, relazioni significative e progettualità condivisa più che strutture imponenti o tecnologie costose.
Questa scuola non è solo immaginabile: è già in cammino. E il fatto che essa si sia sviluppata in un contesto del territorio siciliano dimostra che un modello formativo moderno, inclusivo, motivante e orientato al futuro è replicabile ovunque, a patto che si abbiano visione educativa, competenze professionali e il coraggio di innovare.
In quest’ottica, l’esperienza si allinea pienamente con i paradigmi promossi dal Movimento delle Avanguardie Educative di INDIRE, che fanno leva su strumenti quali la ricerca-azione, la didattica capovolta, l’uso consapevole delle tecnologie, la personalizzazione dei percorsi e la valorizzazione della centralità dello studente. Non si tratta di inventare nuovi modelli, ma di attuare con coerenza e passione quelli già previsti dal quadro normativo, troppo spesso disattesi o ridotti a mera formalità.
Questa sperimentazione dimostra, in modo tangibile, che la scuola media può essere il cuore pulsante di un’educazione autenticamente trasformativa, capace di formare cittadini consapevoli, pensatori critici e individui in grado di affrontare con fiducia le sfide del presente e del futuro. Basta crederci, investire in formazione continua, costruire alleanze educative e accompagnare il cambiamento con competenza, coraggio e passione pedagogica.
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