Verso un settembre caldo

Estate torrida dal punto di vista climatico e anche politico. Col rischio di un settembre ancora più caldo sia per quanto riguarda la politica generale (coesione del governo e della maggioranza) sia nel settore della politica scolastica e universitaria.

Verranno al pettine contemporaneamente tutti i nodi della intricata matassa che Mariastella Gelmini dovrà cercare di sbrogliare: dalla attuazione della riforma dell’istruzione secondaria superiore alla gestione parlamentare di quella universitaria (sulla quale si segnalano convergenze e divergenze trasversali), dalla infinita e irrisolta questione del precariato e delle graduatorie a quella della formazione iniziale (e in servizio!) degli insegnanti.

Relativamente più stabilizzata sembra l’area della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, dove sono state in qualche modo metabolizzate le novità introdotte l’anno scorso, compresa l’innovativa quarta prova (test Invalsi) con la quale è stato integrato l’esame di licenza media.

Più difficile prevedere che cosa accadrà nella scuola secondaria superiore, dove le novità sono state annunciate con notevole ritardo e saranno introdotte tutte insieme senza essere supportate da adeguate azioni di accompagnamento (informazione tempestiva e capillare, formazione dei dirigenti e dei docenti).

Il rischio, soprattutto dove le novità sono (almeno sulla carta) più rilevanti, come nel caso degli ex istituti professionali e d’arte, è che – anche per un inevitabile riflesso autodifensivo – gli istituti siano indotti ad utilizzare gli spazi di autonomia previsti dai nuovi Regolamenti per continuare a fare, nella misura del possibile, quello che erano abituati a fare prima della riforma. D’altra parte le competenze del personale docente, le sedi, le attrezzature, i laboratori sono quelli dati, e sarebbe illusorio pensare che cambino in così poco tempo.