Vade retro DaD? Perseverare diabolicum

Lo scorso 12 ottobre nella nostra newsletter abbiamo pubblicato una notizia intitolata La ripresa del Covid-19 rende indispensabile la DDI, ma per tutti”. Esprimevamo le nostre perplessità di fronte alla disposizione contenuta nel Decreto Ministeriale n. 89 del 7 Agosto 2020 (“Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata”), varato in un momento di progressivo calo degli indici di contagiosità del Covid-19, che prevedeva che la DDI dovesse essere riservata ai soli “studenti della scuola secondaria di II grado, come modalità didattica complementare che integra la tradizionale esperienza di scuola in presenza”.

Facevamo osservare che questa formulazione, che escludeva il ricorso alla DDI per gli alunni dei gradi scolastici precedenti (infanzia, primaria e secondaria di primo grado), era destinata a scontrarsi con l’esigenza di ricorrere ad essa “anche nei casi di sospensione delle attività didattiche in presenza a tali livelli di scuola, purtroppo prevedibili alla luce della ripresa del contagio in corso da settimane ma in forte accelerazione da una settimana a questa parte”.

È probabile che la ex ministra Azzolina e i suoi consiglieri abbiano limitato il ricorso alla DDI alle scuole superiori nel tentativo di placare la forte contrarietà alla DaD manifestata a quel tempo dai sindacati e da movimenti d’opinione. Ma il punto era prepararsi all’eventualità e contestualmente utilizzare l’emergenza per ripensare le modalità di insegnamento favorendo l’uso di metodologie innovative. E ciò sostenendo l’azione delle scuole e degli insegnanti con interventi programmati,  strutturali e capillari. Anche perché l’ipotesi di una più scarsa incidenza del contagio tra gli alunni più giovani è stata poi smentita dai fatti dopo la diffusione della cosiddetta variante inglese. Un errore, facevamo rilevare, “simile e a quello commesso nello scorso mese di aprile-maggio 2020, quando si sarebbe potuto mettere a frutto la grande disponibilità mostrata dagli insegnanti verso la DaD per avviare un vasto programma di infrastrutturazione informatica delle scuole, formazione dei docenti e fornitura alle famiglie e agli studenti dei devices necessari per la didattica a distanza (sincrona, asincrona e flipped), affrontandone le criticità, a partire dal digital divide”.

Ora che quasi tutte le scuole dovranno ricorrere alla DaD, perseverare nell’errore di sottovalutare l’esigenza di preparare tempestivamente docenti, studenti e famiglie alla didattica integrata, potrebbe costare caro in termini di ulteriore learning loss. Dall’inglese al latino: perseverare diabolicum