USA. DeVos per il ritorno ai test standardizzati. Biden contro
Il segretario all’istruzione degli Stati Uniti Betsy DeVos ha comunicato agli Stati la sua intenzione di non prorogare il blocco dei test standardizzati federali deciso nella scorsa primavera, quando furono sospesi a causa della pandemia.
In una lettera inviata la scorsa settimana ai responsabili delle scuole statali (Chief State School Officers), DeVos ha ricordato che queste valutazioni sommative annuali sulle competenze acquisite in inglese, matematica, scienze e arti sono al centro dell’accordo bipartisan che ha consentito l’approvazione dell’attuale legge Every Student Succeds Act (ESSA) sull’istruzione di base, che negli USA dura 12 anni (K-12).
Secondo l’attuale ministra federale tali test sono “tra gli strumenti più affidabili oggi disponibili per aiutarci a capire come si comportano i bambini a scuola”, soprattutto quelli più vulnerabili e a rischio. Per questo vanno fatti, utilizzando gli appositi stanziamenti federali (che altrimenti non saranno erogati).
Secondo il sito Edweek.org, che la pubblica, la lettera di DeVos non è particolarmente sorprendente, perché già nel mese di luglio un alto funzionario del Dipartimento aveva parlato di una propensione (“instinct”) a non concedere più deroghe agli Stati. “Naturalmente”, osserva il sito, “la posizione del Dipartimento potrebbe eventualmente cambiare se il candidato presidenziale democratico Joe Biden vincesse le elezioni del 3 novembre. Come candidato, Biden ha criticato i test standardizzati”.
Per la verità DeVos non chiude del tutto la porta a forme di valutazione diverse dai contestati test disciplinari sommativi (“la necessità è la madre dell’invenzione”, scrive, e “potrebbe essere giunto il momento per gli Stati di ripensare i loro sistemi di valutazione tradizionali per prendere in considerazione forme di valutazione riferite alla competenza e alla padronanza”). Ma poi fa riferimento alle molte richieste pervenutele di “mantenere la rotta” sui test annuali nonostante l’impatto del coronavirus sulle scuole e cita l’esito di un sondaggio realizzato a maggio secondo il quale l’89% dei genitori si è dichiarato “interessato a informazioni su come la chiusura delle scuole e altre interruzioni correlate a COVID-19 abbiano influenzato i risultati a lungo termine degli studenti”. Informazioni, secondo lei, ricavabili essenzialmente dai test standardizzati. Opinione non condivisa da uno schieramento bipartisan di politici (in prevalenza democratici) e accademici che ritengono al contrario che la preparazione ai test standardizzati sottragga tempo alla relazione didattica e all’azione formativa personalizzata.
Standardizzazione versus personalizzazione: una tematica destinata a trovare sempre più spazio nell’infuocato confronto che condurrà alle elezioni presidenziali del 3 novembre.
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