Un po’ in ordine sparso le Regioni e gli Enti locali stanno procedendo in questi giorni alla definizione dei criteri di attuazione per la revisione della rete scolastica voluta dalla legge 111/2011.
Si ha notizia ufficialmente di atti di indirizzo emanati dalle Giunte di alcune Regini, come, ad esempio, Toscana e Lazio, per fornire ai Comuni e alla Province i criteri per le nuove proposte di ridimensionamento.
Ricordiamo che, in base alla legge (art. 19, comma 4) il 1° ciclo dovrà essere tutto ristrutturato in istituti comprensivi (comprendenti scuole dell’infanzia, scuole primarie e secondarie di I grado) con una dimensione complessiva di almeno mille alunni (almeno 500 nei comuni montani e nelle piccole isole).
La legge ha praticamente escluso, invece, da questa radicale revisione le istituzioni scolastiche del 2° ciclo (licei, istituti tecnici e professionali) che potranno continuare a funzionare seconde i vecchi parametri di dimensionamento (di norma 500 – 900 alunni).
Nei primi atti di indirizzo emanati non si accenna al limite minimo di mille alunni (Toscana) oppure si prevede che mille sia un “di norma” (Lazio) anziché un “almeno”. La differenza è sostanziale.
Nell’atto di indirizzo della Regione Lazio (oltre a quel di norma che non corrisponde affatto al testo normativo) si parla prima di tutto della situazione non modificata dalla legge (istituzioni scolastiche con 500-900 alunni), inducendo in errore molti Comuni che hanno ritenuto quel criterio di conferma dell’esistente valido anche per le istituzioni del 1° ciclo.
È avvenuto anche per il Comune di Roma che, nel diramare ai propri Municipi le prime indicazioni, ha citato, tra i criteri da seguire, quello del mantenimento delle istituzioni con una popolazione compresa tra i 500 e i 900 alunni; istituzioni che, essendo del 2° ciclo (competenza delle Province), non rientrano nell’ambito di competenza dei Comuni. Si può immaginare quale complicazione può derivare da tale criterio, se non immediatamente corretto.
Miur e Conferenza delle Regioni è bene forniscano quanto prima criteri univoci di applicazione della norma, se non vogliono rischiare il caos nel fai da te.
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