Uno studio Ocse-Pisa: non conta quanto ma come si spende

Il numero 13/2012 di Pisa-inFocus – una serie di approfondimenti pubblicati online dalle équipes di ricerca che analizzano i risultati delle indagini comparative Ocse-Pisa – è dedicato al tema del rapporto tra investimenti in educazione e risultati, in termini di miglioramento delle performances degli studenti, correlabili a tali investimenti.

La conclusione a cui pervengono i ricercatori dell’Ocse è perentoria e si riassume nelle seguenti tre affermazioni, supportate da diagrammi e statistiche.

La prima: non è vero che chi più spende ottiene risultati proporzionalmente migliori, mentre è vero che pesa di più il come le risorse vengono utilizzate. Almeno per i Paesi più ricchi.

La seconda: i sistemi che funzionano meglio investono prioritariamente sulla qualità degli insegnanti piuttosto che sulla riduzione del numero di allievi per classe.

La terza: ottengono migliori risultati i sistemi scolastici che puntano sul possibile miglioramento delle prestazioni di tutti gli studenti, e che danno loro l’opportunità di dimostrarlo.

In particolare, per quanto riguarda il primo punto, la mancata corrispondenza tra quantità di risorse spese e risultati ottenuti si nota al di sopra della soglia di 35.000 dollari per studente nella fascia 6-15 anni: Paesi che spendono più di 100.000 dollari per studente, come gli Sati Uniti, Lussemburgo, Norvegia, Svizzera, ottengono gli stessi risultati di Paesi che spendono la metà come Estonia, Ungheria o Polonia, o meno della metà come la Nuova Zelanda.

Sul secondo punto: i Paesi che investono in buoni stipendi per i docenti attraggono verso l’insegnamento i migliori giovani iscritti all’università, e questo consente di migliorare i livelli di apprendimento degli studenti più di quanto faccia la diminuzione degli allievi per classe. Vengono citati in proposito i casi della Corea e di Hong-Kong: bravi insegnanti e classi affollate.

Sul terzo punto, già reso noto dall’Ocse e già segnalato da Tuttoscuola, si evidenzia che sono i Paesi che puntano sul successo di tutti gli studenti ad ottenere i risultati migliori attraverso l’eliminazione delle bocciature, la formazione di classi mixed-ability (e non di livello), l’integrazione e il sostegno ai disabili nelle classi normali. Esempi: Corea, Giappone, Finlandia.