Università modello Boston? Per la Cgil solo uno spot

Dopo la Buona Scuola il Miur dell’ex rettore Stefania Giannini sembra intenzionato ad aprire il cantiere della Buona Università. E come per la Buona Scuola il via all’operazione è stato dato dal premier Matteo Renzi, che come sempre non ha volato basso: una università, ha detto dopo l’ultimo Consiglio dei ministri di venerdì scorso, “non si governa con gli stessi criteri con cui si fa appalto in una Asl e Comune: il modello deve essere Boston, gli atenei inglesi o quelli in Oriente”.

Il ministro Giannini è entrata nel merito, annunciando un concorso straordinario per 500 cattedre nella prossima primavera ma soprattutto battendo sul tasto della liberalizzazione dei posti di ricercatore, realizzata eliminando il vincolo del turn over: “Ogni ateneo sarà libero di attivare i posti di ricercatore di tipo A senza limiti”, e i ricercatori potranno disporre di un loro budget “slegato dall’ateneo”.

Sulle risorse necessarie per dare concretezza a questa prospettiva il ministro è però stata cauta: “questo è solo l’inizio”, “stiamo dando un segnale anche per i prossimi anni”. E ha dovuto ammettere che per il diritto allo studio non è stato stanziato “neanche un euro”.

Sulla insufficienza delle risorse, tanto più evidente se rapportata all’ambiziosa scelta del ‘modello Boston’ come riferimento per le università italiane, batte l’immediata replica del segretario della Flc Cgil Domenico Pantaleo: “Quando si dice che gli atenei italiani dovrebbero diventare come gli americani, davvero si supera la soglia dell’indecenza. Un piccolo esempio. L’università italiana considerata nel mondo di eccellenza, l’Alma Mater di Bologna, ha chiuso il proprio bilancio 2014 con entrate pari a circa 750 milioni di euro, e uscite pari a 736 milioni. La Harvard University chiude il bilancio 2014 con 36,4 miliardi di dollari, con una crescita lorda nell’anno pari a 4,6 miliardi di dollari. Ecco, di cosa parliamo quando parliamo di confronti con altri mondi? È come se la Giannini avesse scoperto oggi la bicicletta mentre gli altri viaggiano in aereo, a proposito di alta velocità della conoscenza”.

Un problema, quello delle risorse, che pesa come un macigno sulle ambizioni di Renzi e Giannini. Ci sia consentita una battura di alleggerimento: meno male che Stefania Giannini, in occasione dello scorso Giro d’Italia, ha confidato di possedere una bicicletta da corsa…