Università, la Cina pensa di tagliare le facoltà che non danno lavoro

Il problema dei laureati senza lavoro affligge persino la Cina, ma il governo di Pechino sta pensando di risolverlo ‘alla radice’: secondo il Wall Street Journal è stato varato un piano per tagliare o ridurre drasticamente le facoltà che non danno occupazione.

Ogni università, spiega il sito del quotidiano, verrà valutata dal punto di vista dell’occupazione, operando tagli e ridimensionamenti in quelle in cui meno del 60% dei neolaureati trova un lavoro per due anni consecutivi. In Cina il numero dei laureati è cresciuto del 150% negli ultimi 10 anni, arrivando a circa 9 mila ogni 100 mila abitanti, e di conseguenza sono aumentati anche i laureati disoccupati, anche se in misura minore rispetto al resto del mondo: il 72% di chi si laurea nel paese del Dragone trova infatti un’occupazione, e nonostante ciò la Cina è il paese che ha esportato più studenti negli Usa, più di 128 mila nel 2010.

Se si applicasse all’Italia il parametro indicato dal governo cinese le prime facoltà ad essere ‘ghigliottinate’ sarebbero psicologia e lettere e filosofia, che secondo il rapporto Almalaurea sono le lauree meno efficaci, rispettivamente con un 26,9 e 27,2% di laureati dopo un anno.