Un’indagine Federvini fotografa il rapporto tra giovani e alcol

Si è svolto questa mattina a Roma presso la Sala Capranichetta, in piazza Montecitorio, il seminario organizzato da Federvini (Federazione italiana industriali produttori esportatori e importatori di Vini, Acquaviti, Liquori, Sciroppi, Aceti e Affini) sul tema “I giovani e la cultura del bere responsabile: lo Stile Mediterraneo”.

Nell’occasione, sono stati presentati i dati di una ricerca dell’Ispo sui giovani e alla cultura del bere commissionata da Federvini all’istituto di ricerca guidato da Renato Mannheimer.

Dallo studio, emerge che la tendenza ad eccedere con l’alcol in Italia inizia più tardi come età rispetto ad altri paesi e tocca una parte minoritaria della popolazione: il 19% tra i 16 e i 17 anni, il 23% tra i 18 e i 19, per ridursi al 16% tra i 20 e i 22 anni. Si tratta di una situazione ben diversa a quella dell’Inghilterra e della Germania dove si inizia a bere a 14 anni con percentuali rispettivamente del 40% e del 50%.

“Quello che salva l’Italia – ha spiegato Mannheimer – è la cultura mediterranea, caratterizzata da un consumo di bevande alcoliche con valori di uso alimentare e conviviale”. La fascia di età critica per l’Italia è quella tra il 16 e i 24 anni con fenomeni di abuso concentrati tra i 18 e i 19 anni.

Dall’indagine emerge anche che il primo drink alcolico in Italia viene consumato fra i 15 e i 16 anni dal 32% dei giovani, mentre in Gran Bretagna a 14 anni dal 51% dei giovani.

Anche l’età della prima ubriacatura è indicativa delle differenze tra cultura mediterranea e anglosassone: in Italia tra i 17 e i 18 anni, mentre in Germania e in Inghilterra tra i 15 e i 16 anni.

Infine, in Italia, il consumo di alcol si distribuisce nel corso della settimana secondo le modalità dello “stile mediterraneo”, mentre nelle nazioni del Nord Europa il consumo si concentra nel week-end, con fenomeni più gravi di abuso nonostante il sistema preveda forme di proibizionismo più spinte che in Italia.