Una scuola senza riconoscimento è una scuola debole

Che senso ha parlare di una buona scuola se è inattendibile? Nei giorni scorsi la stampa ha evidenziato che aumentano i giovani che non arrivano alla maturità e diminuisce il numero di coloro che si iscrivono all’università. Il significato è che scuola e studio interessano di meno. Nessuno ha battuto ciglio più di tanto. In parallelo è stato annunciato che i rettori delle Università italiane hanno vinto la loro battaglia: per iscriversi a Medicina, e agli altri corsi di laurea ad accesso programmato, è confermato che occorre superare il previsto test. E’ la conferma che quello che si è fatto a scuola non conta. Selezionare sulla base dei risultati scolastici è impensabile, malgrado anche un obbligo di Legge (la n.1 del 2007). Non si dice che non sono “meriti” quelli conquistati impegnandosi sui banchi di scuola, assegnati da tanti “esperti”, riuniti in collegio perfetto, nei consigli di classe e nelle commissioni giudicatrici: crediti scolastici e formativi, medie dei voti nelle singole discipline, prove Invalsi e PISA/OCSE, partecipazione a olimpiadi e certamen, inclusione nell’albo d’oro delle eccellenze e…. voto di “maturità”.  Non si afferma che questi non sono meriti né che la scuola non conta. Si dice che voti di maturità e risultati scolastici, in genere, sono “inattendibili”. E la ragione principale è nei diversi comportamenti valutativi di Sud, Centro e Nord che, decisamente amplificati, hanno ragione dell’intero sistema scolastico. Un esempio in cui le deviazioni territoriali invece di essere corrette si lasciano prevalere. Ecco che la scuola soggiace ai suoi de-meriti e alla sua dis-unità e non equità quando dovrebbe essere lo strumento di unità del Paese, come in modo limpido ha auspicato che ritorni ad essere il presidente Mattarella nel suo messaggio d’inizio mandato.

E’ la perdita di valore della scuola che genera perdita di valore dello studio, non più strumento di promozione sociale e garanzia di inserimento nel mondo del lavoro. A che serve allora parlare di valutazioni e esami, discettare se fare commissioni interne o esterne o una scuola più o meno buona, con docenti più o meno bravi, se quello che fanno è in ogni caso disconosciuto?