Una Maturità ‘paleoliberista’?

Secondo lo storico dell’arte Tomaso Montanari, che lo ha scritto su “Il Fatto quotidiano” dello scorso 14 aprile, la decisione del ministro dell’istruzione Bianchi di dare attuazione alla norma della legge 107/2015 (art. 30) che prevede che in sede di esame di maturità le commissioni tengano conto del curriculum dello studente è “una delle decisioni che chiariscono meglio la natura di questo governo: un gabinetto paleoliberista di destra guidato dalle idee di Giavazzi e dell’Istituto Bruno Leoni”.

In realtà l’attuale ministro dell’istruzione non ha fatto che applicare l’art. 21, comma 2, del D.lgs. 13 aprile 2017, n. 62, che dispone che nel curriculum di ciascun candidato, allegato al diploma, siano “riportate le discipline ricomprese nel piano degli studi con l’indicazione del monte ore complessivo destinato a ciascuna di esse”, e che vi siano indicate “le competenze, le conoscenze e le abilità anche professionali acquisite e le attività culturali, artistiche e di pratiche musicali, sportive e di volontariato, svolte in ambito extra scolastico nonché le attività di alternanza scuola-lavoro ed altre eventuali certificazioni conseguite”, utili “anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro”.

Questo basta per scatenare l’ira funesta di Montanari perché il curriculum “mette tra parentesi il diploma a cui è allegato” con le relative materie e i voti, mettendo l’accento sulle attività extrascolastiche (“soggiorni all’estero, viaggi, sport, corsi di lingua, di teatro, di fotografia, di danza, di informatica, di musica…”) che “certificheranno solo una cosa: la ricchezza e la povertà delle rispettive famiglie. Dalla scuola in grembiule, solennemente egualitaria, siamo passati a un’esibizione della ricchezza autorizzata, anzi sollecitata, dal superiore ministero”.

Un giudizio durissimo nella forma e nella sostanza dal quale dissentiamo perché, come si è già evidenziato in un precedente intervento, l’aspetto positivo della maturità 2021 consiste proprio nel fatto che anziché sulle competenze disciplinari degli studenti, ben note ai professori-commissari, la prova d’esame sarà incentrata sulle competenze personali e trasversali del candidato, sulla sua capacità di organizzare e presentare le proprie esperienze formative, i propri interessi e aspettative, di interagire con la commissione.

Per il futuro, a nostro avviso, si dovrebbe anzi accentuare la personalizzazione di questa prova, valorizzando gli interessi degli studenti, che spesso non sono rivolti alle ‘discipline caratterizzanti’.

Caso mai anziché ‘paleoliberista’ una maturità così personalizzata potrebbe essere definita ‘neoliberale’. (O.N.)