Un decennio di prove Invalsi/2. Autovalutazione versus valutazione esterna?

L’autovalutazione non è un buon metodo. Fallirà perché è ‘zuccherina’”, autoassolutoria, e anche perché fondata su una serie di indicatori di cui in realtà le scuole non dispongono, al di là dei pochi che sono contenuti in ‘La scuola in chiaro.’ Il severo giudizio appartiene a Daniele Checchi, noto economista dell’istruzione e del lavoro dell’università statale di Milano, che lo ha formulato – o meglio ribadito – in occasione del convegno ‘SOS Educazione’ (titolo anche dell’omonimo libro, curato da Luisa Ribolzi e Giorgio Vittadini), promosso dalla Fondazione per la Sussidiarietà, svoltosi a Milano lo scorso 3 dicembre 2014.

L’unico approccio utile e scientificamente attendibile per valutare la qualità delle scuole è a suo avviso quello della valutazione esterna con parametri omogenei sul territorio nazionale mentre, per quanto riguarda le prestazioni degli studenti, l’analisi dei risultati delle prove non deve limitarsi alla registrazione istantanea delle performance, che fotografa le disuguaglianze, ma deve tener conto della dimensione diacronica, del valore aggiunto rispetto ai punti di partenza, che si può fare solo utilizzando dati statistici longitudinali.

L’opinione negativa sull’autovalutazione di istituto, che il Miur considera invece una tappa fondamentale nella costruzione del Sistema nazionale di valutazione, è stata condivisa da Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che l’ha estesa dal piano tecnico a quello politico: solo una seria, rigorosa valutazione esterna della qualità delle scuole, di tutte le scuole, statali e paritarie, potrebbe a suo giudizio rendere concreta la prospettiva della piena parità, anche economica, tra di esse, prefigurata nella legge 62/2000 ma non implementata per il prevalere di tendenze conservatrici, a destra e a sinistra, che hanno finito per consolidare una scuola classista e iniqua, con grandi squilibri settoriali e territoriali.

L’autovalutazione in questo contesto non migliorerebbe la situazione, sarebbe anzi un alibi per non fare la cosa più importante e urgente: la valutazione esterna di tutte le scuole, messe sullo stesso piano per quanto riguarda le risorse disponibili.