Tuttoscuola legge ‘Storia avventurosa di una cagnolina’: gli audio da far ascoltare ai più piccoli

Tuttoscuola ha pensato, come già fatto nel corso del lockdown del 2020 con le Favole al Telefono di Gianni Rodari, di realizzare un audio fiaba da far ascoltare ai più piccoli. All’interno di questo articolo possiamo quindi ascoltare il nostro Sergio Govi leggere “Storia avventurosa di una cagnolina”. Ogni settimana pubblicheremo un episodio diverso.

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È una storia bella, come potrete vedere seguendoci nei vari episodi che ogni settimana vi presenteremo.
Poiché la protagonista non può parlare come farebbe normalmente chiunque, le verrà data voce da una persona che ne riporterà fedelmente emozioni, gioie e paure. Seguiteci e ascoltate, se volete.

Episodio 1 – Circeo: l’abbandono

Ascolta l’episodio 1

Lungo la costa tirrenica del Lazio, a sud di Roma, tra Anzio e Terracina, si estende il promontorio del Circeo, famoso per il suo parco naturale, per le sue magnifiche spiagge, e per le residenze estive che ospitano soprattutto famiglie che arrivano da Roma. Ed è qui che comincia la storia che stiamo per raccontarvi.

È quasi sera al Circeo in questa caldissima giornata di agosto. Dalla strada litoranea che costeggia il mare è possibile vedere all’orizzonte il tramonto del sole che sta calando sull’acqua in un cielo tinto di rosso. Sfrecciano veloci le auto.

In una strada laterale che scende verso il mare si ferma un’automobile. Scende un signore elegante, si guarda attorno, scruta il passaggio delle altre auto, poi, in un momento in cui il traffico sembra essersi diradato, apre velocemente la portiera, afferra una cosa indistinta, color rosa chiaro, la pone a terra, risale in macchina e riparte velocemente, lasciando sul ciglio della strada quella piccola cosa rosa.

Che si muove.

È una cagnolina, una cucciola che si muove pericolosamente verso la strada, dove sfrecciano auto. Lancia un piccolo guaito verso l’auto che l’ha lasciata, con un’espressione di sorpresa.

“Ehi! Dove vai? Io sono qui!”

La cagnolina per un po’ resta ferma sul posto ad aspettare, lo sguardo rivolto alla direzione dell’auto che l’ha lasciata.

“Poi torni, eh!? Io ti aspetto qui”.

Un altro piccolo guaito.

“Credevo mi avessero fatta scendere per fare pipì, ma quando ho fatto, mi sono girata ed ero sola”.

La piccola, infastidita dal rumore del traffico e spaventata dal clacson di un camion, si allontana e si rifugia tra la sterpaglia, nascondendosi dietro un cespuglio.

“Troppo rumore! Vado dietro quel cespuglio per trovare un po’ di silenzio.”

Si allontana dalla strada.

Sente qualcosa sulla pancia.

“Cosa c’è sulla mia pancia?”

Sta calando la sera, intorno si fa buio, ma per fortuna in cielo c’è una luna piena che illumina il mare, le case e i cespugli dove la piccola si è rifugiata. È sola, ma non ha paura, perché sa che qualcuno la verrà a riprendere, forse più tardi o appena il buio se ne sarà andato e ritornerà la luce del giorno.

“Adesso dormo e aspetto che mi vengano a prendere. Se non mi vedono, li chiamerò così. Buh!”

La cucciola ha trovato una specie di piccolo giaciglio di erba secca e calpestata e vi si corica a ciambella, con la coda che le copre un po’ il muso.

“Prima scavo un po’ la terra con le mie zampine. È fresca. Sto bene”

Altri piccoli fastidi sulle zampe. Sono zecche che infestano numerose quel terreno di erbacce secche e si sono attaccate alla piccola per trarne alimento.

“Ma cos’è che mi dà fastidio ancora?”

La cucciola poco dopo si addormenta, sussultando quando dalla strada arriva, più forte del solito, il rombo di qualche auto di passaggio o il suono prolungato di un clacson di un camion in sorpasso. La bestiola forse sogna una cuccia morbida e accogliente e una tazza di latte caldo. Nel sonno si muove, a volte mugola; chissà cosa sta sognando.

Dalla strada litorale il rumore del traffico si attenua; cala il silenzio sul Circeo e sulla cucciola addormentata, mentre il caldo della giornata si stempera in un’aria fresca e gradevole che concilia il riposo. Alle prime luci dell’alba, svegliata dal rumore del traffico che ha ripreso a scorrere sulla strada, la cucciola si alza, sbadiglia a lungo a bocca spalancata, si inarca un po’ per sgranchire le zampe intorpidite.

“Argh! Questa stiratina ci voleva proprio”

Poi esce dal cespuglio che l’aveva protetta nella notte e si dirige verso la strada per aspettare l’arrivo di chi l’aveva lasciata.

“C’è luce. Ma quanto ho dormito? Ho sognato che correvo felice in un prato di fiori gialli… Guarda, guarda! Questo cespuglio che ieri sera mi sembrava tutto nero ha dei fiori gialli. Mi piace questo colore”.

È di nuovo sul ciglio della strada, si muove a piccoli passi con il muso rivolto verso la direzione attesa.

“Vado a vedere se sono arrivati a prendermi”.

Si sporge pericolosamente oltre il ciglio, poi rientra, si muove avanti e indietro, quasi allegramente, come se fosse già in festa per l’arrivo di chi verrà e che, comunque, tarda ad arrivare.

“Non si ferma nessuno. Voglio vedere meglio”.

Il sole si è alzato in cielo e sta ritornando il caldo pesante. Passa un’auto e la cagnolina corre in mezzo alla strada, inseguendola. Ne passa un’altra e la piccola la rincorre, senza successo: nessuna si ferma.

“Aspettate… Sono qui”.

Passa lentamente un camion. La cucciola lo segue, poi resta ferma in mezzo alla strada mentre l’automezzo si allontana.
La mattina trascorre tra inutili inseguimenti di auto e di camion, tra continui pericoli di essere travolta. E intanto il sole si alza in cielo e torna il caldo pesante anche ai margini della carreggiata stradale dove sosta smarrita la piccola.

“Ma quando arrivano a prendermi?”

Finalmente si ferma un’auto e ne scende una signora che aveva visto la cagnolina saltellante sul ciglio della strada, dopo avere inseguito i mezzi in transito. La donna si avvicina, guardando preoccupata la piccola che è a rischio di essere travolta da qualche mezzo.

“Ehi! Si è fermata una macchina. Una signora viene verso di me. Mi è venuta a prendere, lo sapevo”

La piccola è felice e si avvicina alla donna, scodinzolando.

“Mi sorride e anch’io sorrido. Come faccio a sorridere? Semplice, scodinzolo! È questo il mio sorriso, lo sapevate?”.

Arrivata davanti alla signora, si mette a pancia all’aria, aspettando forse una carezza sulla pelle piena di zecche.

“Si china verso di me. Mi faccio dare una grattatina nella pancia. Ecco, mi metto a pancia in su e aspetto”. 

La cucciola a pancia in su aspetta una carezza. Aspetta ….

Cosa succederà adesso?
La signora lascerà la cagnolina sul ciglio della strada o la prenderà con sé?
Seguiteci e lo saprete.

Episodio 2 – Circeo: salvata?

Ascolta l’episodio 2

La cucciola è a pancia all’aria e la signora, chinata su di lei, le passa due dita sulla pancia rosata, accarezzandola. La piccola, felice, si rialza e spicca un piccolo salto verso la donna.

“Sei tornata a prendermi? Prendimi, prendimi! Sono pronta”.

La signora si guarda intorno per cercare il padrone della cagnolina: nessuno. Capisce che probabilmente è stata abbandonata, come spesso capita, soprattutto d’estate, quando qualche proprietario di cani li abbandona per non essere costretto ad accudirli e poter andarsene libero in vacanza. E se ne disfa come una cosa vecchia da buttare. La donna non sa che fare, è tentata, perché prova compassione e un’iniziale simpatia per la piccola che dal basso la sta guardando in attesa di un sì. Vede arrivare un contadino del posto e gli chiede se è il proprietario della piccola.

L’uomo scuote la testa in segno negativo.

La signora lo invita a prendere con sé la piccola abbandonata; insiste a lungo, motivando la sua insistenza con il fatto che, pur amando gli animali, non può portare a casa la bestiola, perché di cani ne ha già due da accudire.

“Ma come? Non mi vuoi? Non sei venuta a prendermi?”

L’uomo esita, sembra accettare l’invito della signora. Guarda meglio la piccola, poi se ne esce con un “No, no: è una femmina. Non mi interessa”. E se ne va.

La cagnolina lo guarda allontanarsi stupita.

“Ma io sono io. Perché dici che se sono una femmina non mi vuoi? Perché?”

Poi si volta nuovamente verso la donna, sollevando il musetto verso l’alto e muovendo la testolina un po’ di qua e un po’ di là, gli occhietti fissi, aspettando quasi una risposta.

“Lui non mi vuole e tu, bella signora,  che mi hai sorriso e mi hai accarezzato, mi prendi?”

Per tutta risposta la donna volta le spalle e va verso l’auto. Apre la portiera e …

“Cosa fa? Se ne va? Mi lascia sola?”.

Dall’auto la signora prende una coperta, si avvicina alla cagnolina che la sta guardando perplessa e scodinzolante. Apre la coperta e vi avvolge la piccola. La tiene in braccio e la porta nell’auto.

“Sono felice. Alla mia maniera sto sorridendo di felicità,  anche se la coperta che mi avvolge frena la mia coda”.

La villetta dove la signora con la sua famiglia e i suoi due cani sta trascorrendo la villeggiatura al Circeo è poco distante e vi giunge dopo pochi minuti. Sistema l’auto, prende tra le braccia la cagnolina avvolta nella coperta e la porta in mezzo al grande prato che circonda la casa. Accorrono i suoi due cani incuriositi. Guardano, girano intorno, poi si accostano ad annusare la nuova arrivata.

“Che bello! Ho degli amici! Io sorrido, ma perché loro non mi sorridono?”

La sua salvatrice le porta una piccola ciotola colma di latte che la cagnolina beve lappando avidamente.

“Buono, buono, mi piace!”.

Nel frattempo intorno alla piccola ospite si sono radunati tutti: oltre alla signora che ha raccolto la cagnolina, arrivano il marito e la figlia che spinge una carrozzina con un piccolo addormentato. La signora racconta la storia del ritrovamento della cagnolina e del suo salvataggio dal traffico della strada.

“È piena di zecche: non possiamo portarla dentro casa. La terremo con noi per qualche giorno, poi vedremo cosa fare”.

La figlia le fa notare che al ritorno a Roma non potranno portare in casa la cagnolina con gli altri due cani, anche in vista della delicata operazione a cui il piccolo figlio dovrà essere sottoposto prossimamente.

La cagnolina, insomma, non potrà seguirli a Roma al termine del loro soggiorno. Tutti rientrano in casa, parlando animatamente tra loro. La cucciola li segue, ma la signora con un perentorio “ussuss” la allontana e le impedisce di seguirli in casa.

Se ne ritorna nel prato correndo, ma è perplessa.

“Non capisco. Prima mi prende, mi accarezza, mi porta il latte caldo, poi mi caccia”.

I tentativi di entrare in casa si ripetono tutto il giorno, ma la signora è irremovibile. Non la vuole in casa a causa delle zecche, ma la tiene lontana anche perché non vuole affezionarsi troppo.

La cagnolina alla notte dorme fuori, sotto una tettoia vicino all’ingresso. Al mattino tenta di entrare in casa, ma, ancora una volta è fermata da un imperioso ‘ussuss’, che equivale a un ‘pussa via’.

La piccola reagisce e afferra furtivamente una delle scarpe lasciate sul pianerottolo di casa e con quel ‘bottino’, quasi più grosso di lei, va a nascondersi con la sua preda dietro un cespuglio.

Greta, una delle due cagnoline, la insegue come se volesse educarla.

Non mi volete? E io vi rubo le scarpe”.

La piccola vendetta del furto di una scarpa, di una ciabatta o di un sandalo si ripete più volte, e anche l’altra cagnolina, Betty, sembra divertita per quello che ormai sembra essere diventato un gioco. Greta è troppo impegnata nel suo ruolo di educatrice della piccola dispettosa, ma comunque si vede che i tre cani si stanno affiatando tra loro, rincorrendosi nel prato.

“Betty e Greta hanno un nome. Ma io come mi chiamo? La signora mi chiama con un ‘ussussuss’ per non farmi entrare in casa, ma non credo che quello sia il mio nome”.

All’ombra della veranda la signora conferma alla figlia che non potranno tenere tutti e tre cani nell’appartamento di Roma: la piccola dovrà restare o qualche conoscente se la dovrà prendere. La piccola, accucciata all’ombra, tiene gli occhi socchiusi e il musetto sull’erba.

“Ma come? Mi volete lasciare un’altra volta?”

La signora si allontana per telefonare poi ritorna ed esclama: “Fatto! Provvedo domattina!

“Fatto cosa? Mi porta da quell’uomo che non mi voleva perché sono una femmina?”.

La cucciola passa un’altra notte, forse l’ultima, sotto la tettoia, sempre fuori di casa e al mattino, appena sveglia, corre a nascondersi dietro a un cespuglio, senza la ciabatta in bocca.

Attende….

Cosa succederà adesso? La signora porterà via la cagnolina?
La persona con cui ha parlato al telefono verrà a prenderla?

Oppure….

Seguiteci e lo saprete.

Episodio 3 – Il nome

Ascolta l’episodio 3

Quasi in fondo al grande prato della villetta un grande cespuglio quasi nasconde alla vista la cucciola che è corsa a rifugiarsi in attesa degli eventi e preoccupata per il timore di un nuovo abbandono. Tra il fogliame scuro si può intravvedere la sua piccola sagoma rosata. Da lì, scrutando tra le foglie e i rami, la piccola scorge la signora salire in macchina; la segue con lo sguardo mentre varca il cancello e si allontana.

“Dove va? E adesso cosa succede?”

La cagnolina non può ancora sapere che quella telefonata della sera precedente riguardava una cosa ben diversa da quella temuta. La signora infatti si era limitata a telefonare in paese al titolare di un negozio di prodotti per l’agricoltura, per acquistare qualche rimedio contro le zecche Le avevano proposto la vendita di una specie di insetticida in polvere, consigliato per disinfestare stalle e zampe delle mucche da quei fastidiosi parassiti. Non avevano altri prodotti per piccoli animali e le avevano proposto di provare con l’unico di cui avevano disponibilità oppure di attendere qualche giorno per una fornitura. La signora non voleva attendere e aveva acquistato subito il prodotto.
In un altro negozio aveva acquistato anche una piccola tinozza di plastica. Poi, con quegli acquisti, era ritornata a casa.
La piccola, che teneva sempre lo sguardo rivolto al cancello di ingresso della villetta, vede arrivare l’auto e scendere la signora con la tinozza. Sola.

“È sola! Non c‘è nessuno con lei. Meno male!”.

Tranquillizzata, la cucciola lascia il cespuglio e, cauta, avanza a piccoli passi verso la casa. La signora esce, le sorride e posa la tinozza sul prato. Vi versa un po’ d’acqua tiepida e vi scioglie la polvere insetticida. Si avvicina alla piccola sorridendo e la prende tra le mani.

“Allora mi tieni con te? Mi sorridi!”

La signora immerge nella tinozza la cucciola con il livello dell’acqua che le arriva a metà del corpo. A mani nude strofina la cagnolina in ogni parte, poi, dopo aver atteso l’effetto dell’insetticida, comincia a strappare una ad una le zecche che, numerose, si erano attaccate al corpicino quando era rimasta a lungo nella sterpaglia.

“Sento un po’ di dolore, ma io sono forte e non piango”.

La signora osserva che, mentre sul manto della cagnolina ci sono qua è là macchie rossicce, le punte delle orecchie sono stranamente nere. No! non sono nere: sono coperte da numerose zecche che si sono conficcate nella sottile pelle delle orecchie. Con le unghie la donna le strappa con decisione, lasciando piccole tracce di sangue nelle orecchie finalmente liberate dai parassiti.

“Ahi, ahi! Fai pure bella signora. Tanto, io sono forte”.

Dopo mezz’ora la disinfestazione è completata: la cucciola non ha più nessuna zecca, nemmeno sulle orecchie un po’ scorticate. Sull’acqua della tinozza galleggiano tanti punti neri di zecche morte. Fuori dalla tinozza la piccola si scuote energicamente lanciando spruzzi tutt’attorno. La signora l’avvolge in un asciugamano pulito, la strofina ben bene e la lascia libera di tornare sul prato a correre.

“Ha un buon profumo l’asciugamano. Anche l’erba del prato sa di buono. Sono felice”.

Eliminate le zecche, altri importanti interventi però attendono ora la cucciola, a cominciare da un passaggio dal veterinario del paese presso il quale la signora ha già fissato un appuntamento per una visita. Il veterinario in camice bianco accoglie la signora che porta in braccio la piccola. Le fa accomodare, poi esamina attentamente la cucciola in ogni parte.

“Ma questo signore cosa vuole? Perché mi schiaccia il pancino e mi mette quel coso sul petto? Senti come mi batte il cuore? Io sono forte”

C’è uno sguardo d’intesa tra il veterinario e la signora. L’uomo prende una siringa e procede ad una iniezione.

“Ahi! Ricominciamo con le punture?”     

La piccola riceve i primi vaccini che la dovranno proteggere non solo dalle zecche, ma anche da altre infezioni mortali. Qualche flebile guaito poi viene messa a riposare in una piccola cuccia, mentre il veterinario procede a stilarne il libretto di anagrafe. Prima di tutto procede al tatuaggio di un numero di matricola con inchiostro verde indelebile sull’interno della coscia sinistra dell’animale: 703. Poi procede alla compilazione del libretto anagrafico che riporta, oltre al numero tatuato e le vaccinazioni eseguite, l’età presunta (tre mesi?), la razza (meticcia), il sesso, la taglia, il colore del pelo, le macchie, la coda.

“Come la vuole chiamare?” chiede alla signora.

“Quelle macchie rossicce che ha sulla sua pelliccia chiara mi ricordano un po’ Pimpa, la cagnolina dei fumetti. È vispa, allegra e simpatica come lei. Scriva pure il suo nome: Pimpa”.

Poco più tardi, la piccola si alza un po’ barcollante dalla cuccia e ha un tremore alla vista dell’uomo in camice che le sorride.

“Non mi piaci, mi hai fatto male”.

Si nasconde dietro la signora che l’accoglie tra le braccia e che saluta andandosene dall’ambulatorio.

“D’ora in poi ti chiamerai Pimpa. Ti piace?”

“Allora anch’io ho un nome come Betty e Greta? Ho un nome vero, non mi chiamo ussuss! Pimpa, hai detto? Mi piace”.

Al ritorno a casa tutti si stringono intorno a Pimpa; questa volta anche Betty e Greta sorridono, scodinzolando. Ora che ha un nome vero, Pimpa si sente parte della famiglia. La signora intanto si rivolge alla figlia, rassicurandola: “Cercherò di convincere un mio amico a prenderla appena torniamo a Roma. Spero che accetti”.

Pimpa ha ascoltato e crede di avere capito.

“Mi volete portare via, a Roma? Proprio adesso che mi avete pulito e dato un nome? Ma perché? Non stiamo bene qui?”

Si allontana e torna verso il suo cespuglio a nascondersi, mentre la signora sta telefonando e, parlando, indica proprio lei. Sta trattando il passaggio con qualcuno, ma non sorride più e chiude la conversazione con un “ci sentiamo domani”.

Deve pensarci” dice rivolta alla figlia. “Speriamo…”

“Speriamo che cosa? Andare da chi? Dove?”

Una ciotola di latte caldo le fa tornare il buon umore. Corre nel prato e sembra tornata serena e felice. A sera, con il musetto sotto la coda per dormire, pensa:

“Roma che posto è? Un giardino grande e bello come questo?”

Cosa succederà adesso?
Pimpa verrà affidata ad altri?
Seguirà la sua nuova famiglia a Roma?
Oppure avrà un altro destino?

Seguiteci e lo saprete.

Episodio 4 – In treno

Ascolta l’episodio 4

Ultimi giorni di soggiorno della famiglia romana al Circeo e ultimi ore di corse e di libertà di Pimpa nel prato della villetta. La diffidenza iniziale delle due cagnoline di casa nei suoi confronti è definitivamente scomparsa e i tre animali spesso giocano rincorrendosi nel verde del grande giardino. La piccola nella corsa non riesce ad andare veloce come le due amiche ed è sempre in affanno.

“Arrivo…”

Betty e Greta mangiano crocchette, ma Pimpa preferisce il suo solito latte caldo e soprattutto i due biscottini.

“Buoni, buoni … ancora”.

E alza gli occhi con sguardo interrogativo di richiesta verso la signora. Pimpa non ha più le zecche che la costringevano a rimanere fuori e a dormire sotto la tettoia, ma continua a non entrare in casa per un’altra ragione che la signora confessa alla figlia: “La cagnolina è troppo carina e non voglio affezionarmi, perché soffrirei troppo quando la dovrò lasciare”. Il passaggio della cagnolina ad un’altra persona è dunque già deciso? Pimpa, ogni tanto ci prova a varcare la soglia proibita della casa, ma il solito “ussuss” la ferma ancora una volta.

“Ma io mi chiamo Pimpa”!

E, come sempre, ruba una ciabatta e la va a nascondere, dispettosa, sotto il suo solito cespuglio. Il soggiorno al Circeo sta per finire e in casa fervono i preparativi per la partenza. Vengono caricate in macchina valigie e borsoni, sistemati nel bagagliaio. Le finestre di casa vengono chiuse, la porta di ingresso serrata con due giri di chiave. Pimpa, in disparte, sta a guardare quei preparativi e quelle manovre.

“Ma vanno via? Betty e Greta sono salite in macchina… E io?”

Tutti sono pronti per partire, mentre Pimpa, poco distante, li guarda perplessa. La signora si avvicina: “Credevi che ti avrei lasciata qui? Vieni”. La prende in braccio e la porta con sé sull’auto.

“Vado con loro … vado a Roma. La mia coda sorride”.

Pimpa guarda fuori durante il viaggio e vede soltanto le cime dei pini e i tetti delle case. Per guardare meglio si alza sulle zampine e si appoggia al vetro del finestrino. Vede il mare che si sta allontanando sempre più. Quel mare che scorgeva a malapena dal giardino e che avrebbe voluto vedere meglio da vicino per capire come facesse a muoversi continuamente con quei ciuffi bianchi sull’acqua che correvano e sparivano, accompagnati da un rumore che la cullava di notte quando si addormentava sotto la tettoia.

“Ciao mare, poi un giorno ci rivedremo”.

Continua a guardare fuori, curiosa, ma poco dopo, cullata dal rollio della macchina e dalle voci delle persone si addormenta. Dorme a lungo, mentre l’auto attraversa paesi e piccole città, correndo veloce sulla ‘Pontina’, la strada che porta verso la capitale. La sveglia il frastuono del traffico di Roma, mentre l’auto procede lentamente dietro una lunga fila di macchine che suonano i clacson con insistenza.

“Ehi!  Ma cos’è questo frastuono?”   

Pimpa, ritta sulla zampine, si appoggia al finestrino e guarda fuori incuriosita. Le case sono alte alte e i tetti nemmeno si vedono.

Siamo a Roma. Ti piace?” domanda la signora.

“A Roma? Ma il grande prato dov’è?”

Sembra un po’ delusa la piccola e continua a guardare dal finestrino, cercando di scorgere il grande prato. Finalmente arrivano a casa. Il lungo viaggio si è concluso e Pimpa ha proprio voglia di scendere. La signora la prende in braccio e la posa su un piccola aiuola. Ha capito.

“Finalmente! Non ne potevo più”.

E si alza lasciando una piccola pozza sulla terra dell’aiuola. Guarda gli altri e attende un segnale per lei.

“Mi diranno ancora ussuss?”

La signora, dopo avere caricato le valige in ascensore, prende Pimpa in braccio e con lei sale in casa.

“Sono proprio della famiglia. Entro per la prima volta in casa!”

Varca la soglia e si guarda intorno. Non ricorda di aver mai visto una casa. Si mette a girare libera, annusando e guardando, curiosa. Betty e Greta si sono già sistemate nelle loro cucce.

“Ma io questa notte dove dormo? ”.

La signora ha preso uno scendiletto e lo ha posato accanto alle cucce; prende in braccio Pimpa e ve la posa sopra.

“Ho capito: questa notte dormo qui, accanto a loro”.

Più tardi sente che parlano di stazione, di partenza, di trasportino da prendere dalla cantina. La signora guarda proprio lei con uno sguardo amoroso e triste.

“Ci aspetta alle dieci alla stazione Termini” dice rivolta al marito.

“Non capisco. Cosa mi vogliono fare?”

A sera, dopo aver bevuto il solito latte caldo con due biscottini, Pimpa si accuccia accanto alle due amiche. Fatica ad addormentarsi e rivede tutti i fatti di quell’intensa giornata: la partenza dal mare, il viaggio in auto, le lunghe file di automobili, la nuova casa. E finalmente si addormenta, sognando. Sognando? Ma i cani sognano?

“Certo che sognano! Anch’io sogno, sapete? È bello sognare”.

Al mattino sveglia e colazione per tutti. La signora scende con i due cani al guinzaglio e Pimpa in braccio. Vanno al parco vicino, dove le tre cagnoline corrono per un breve tempo felici.

“Che bel prato!”.

In casa si prepara la partenza. È pronto il trasportino, la gabbietta per Pimpa. La fanno entrare e ne richiudono lo sportello. Attraverso le grate guarda la signora che sembra avere un luccichio negli occhi e le manda con una mano un piccolo bacio. “Ciao Pimpa. Vedrai che ti troverai bene”.

Betty e Greta la guardano e scodinzolano.

“Io non sorrido”.

Il signore prende la gabbietta, sale in macchina e parte. Poco dopo è alla stazione Termini tra i passeggeri in partenza e cerca una persona. La trova. È un signore, dal viso simpatico, con una valigia in mano. Insieme vanno verso un treno in partenza, portando, uno, la valigia, l’altro la gabbietta con Pimpa.

“Ma dove siamo? Tutti hanno la valigia e si muovono in fretta. Ma questo signore sconosciuto chi è?”

Salgono sul treno, trovano posto e sistemano la valigia. “Ciao, Pimpa” dice il signore di Roma. Saluta e se ne va.

Sul sedile, accanto allo sconosciuto dal viso simpatico, Pimpa nella gabbietta guarda un po’ smarrita.

“E adesso?  Dove mi portano?”

Dove sta andando Pimpa?  L’attende un lungo viaggio per non tornare più a Roma? Lo sconosciuto dal volto simpatico si prenderà cura di lei come aveva fatto la signora che al Circeo l’aveva salvata?

Seguiteci e lo saprete.