Si fa presto a dire tutor: un’iniziativa pilota

Di Simone Bertone e Manuela Delfino

In più occasioni, lo stesso Ministro dell’Istruzione e del merito ha fatto riferimento all’istituzionalizzazione di un docente tutor, che si faccia carico delle difficoltà degli studenti e ne promuova i talenti, attraverso uno specifico percorso di accompagnamento. Se tale prospettiva dovesse effettivamente realizzarsi, dunque, sarebbe molto opportuno diffondere e valorizzare le esperienze che nella scuola sono da tempo attive in questo ambito.

In particolare, possiamo ricordare che la definizione di competenze e strumenti di lavoro del docente tutor rappresenta un cardine del progetto di ricerca e innovazione Wikischool, che ha consentito, in particolare, di estendere una pratica tradizionale nella scuola “Rinascita A. Livi” di Milano alle altre due scuole coinvolte, “don Milani” di Genova e “Scuola Città Pestalozzi” di Firenze, in cui l’esperienza ha potuto essere reinterpretata in funzione di specifiche esigenze di contesto. In questo contributo, cercheremo di illustrare quanto agito nella Scuola secondaria di I grado “don Milani”, dal momento che, proprio in questi mesi, è in corso un peculiare percorso di sperimentazione in questo ambito.

Prima di procedere, sarà opportuno richiamare alcune caratteristiche del tutoraggio scolastico, a partire dalla letteratura scientifica che è stata assunta come riferimento prioritario dai docenti coinvolti. Rezzara (Un dispositivo che educa. Pratiche pedagogiche nella scuola. Mimesis, 2010) auspica di configurare una sperimentazione assistita, che dia spazio a una scuola che ricerca, in cui lavorare sull’identità del ruolo docente, per verificare la disponibilità e le condizioni per realizzare più esplicitamente e intenzionalmente l’attività tutoriale. Questa figura, infatti, può essere efficacemente integrata nella scuola, in particolare, a supporto della sua funzione orientativa, a partire da un ripensamento e una ridefinizione della figura del tutor. In ambiti extrascolastici, il tutor ha una funzione caratterizzata, al contempo, dall’assistenza finalizzata al reperimento di tutte le risorse necessarie allo svolgimento del percorso e dall’attenzione ai percorsi individuali.

Nella scuola, l’intreccio di scienza, arte e mestiere, che caratterizza il ruolo docente, ostacola una definizione specifica delle dimensioni della professionalità. Assumendo tale complessità, quindi, occorre ripensare la scuola come articolata esperienza formativa in cui i tutor sottolineano e articolano un’espansione già intrinseca nel ruolo di formatore, al fine di presidiare percorsi di vario genere (orientamento, recupero, cura educativa, …), necessari per sostenere l’apprendimento.

I ruoli significativi che coinvolgono il tutor sono quelli di facilitatore dell’apprendimento, cioè colui che appresta le condizioni più adeguate perché l’apprendimento si realizzi, di facilitatore della comunicazione e di facilitatore del sistema di relazioni. Le pratiche da attivare sono: (a) la diagnosi pedagogica, ovvero l’insieme di attività che permettono di interpretare una situazione formativa (raccolta e interpretazione di informazioni, il monitoraggio di percorsi, la valutazione e il bilancio, la ricostruzione narrativa l’autobiografia cognitiva, la gestione di colloqui individuali, l’ascolto attivo); (b) la progettazione formativa, che traduce la diagnosi in ipotesi di azione; (c) la consulenza pedagogica, che aiuta gli studenti nel guardare e vedere la propria esperienza formativa.

Nella scuola Don Milani, l’esigenza di sperimentare un percorso di tutoraggio, e quindi di svolgere un’indagine sulla figura del tutor, è nata più di una decina di anni fa, come parte di una ricerca volta a riflettere sull’orientamento in uscita dalla scuola media. L’obiettivo era di sviluppare negli alunni una competenza metacognitiva che permettesse loro di riflettere sul proprio percorso scolastico, in maniera costruttiva ed efficace. A tal fine, era evidente che fosse necessario predisporre una situazione di ascolto e di colloquio con una figura di riferimento nella classe. Per questo, si era deciso che ad ogni alunno fosse affidato un docente che svolgesse il ruolo di tutor, un interlocutore privilegiato, scelto durante il primo consiglio di classe del terzo anno. Da allora, il tutor ideale è quel docente che ha già una buona relazione con lo studente, che conosce non solo i suoi interessi e attitudini, ma anche il modo in cui vive l’esperienza scolastica, che sa ascoltare e porre domande.

In questa prospettiva il docente tutor assume il ruolo di facilitatore e guida gli alunni attraverso un’indagine su se stessi, finalizzata all’attivazione sempre più autonoma e consapevole di strategie per affrontare, superare o aggirare le proprie difficoltà scolastiche, ma anche per riflettere sul percorso da intraprendere alla fine della secondaria di I grado. Grazie agli scambi nella rete di scuole Wikischool, in particolare al lavoro pionieristico di Scuola Rinascita di Milano, per il percorso di tutoraggio è stato predisposto uno strumento di supporto all’azione congiunta dell’alunno e del suo tutor, un fascicolo che ogni studente compila autonomamente durante la fase preliminare del percorso. A ciascuno è chiesto di esprimersi in forma scritta, per individuare i propri punti di forza e di debolezza relativamente ai tre ambiti trasversali dell’esperienza scolastica: l’organizzazione del proprio lavoro, le relazioni con i compagni, le relazioni con gli adulti. Successivamente, gli insegnanti-tutor conducono una serie di colloqui individuali con il proprio tutorato, a partire dalle riflessioni riportate nel fascicolo. Lo scopo è indagare il grado di consapevolezza e la capacità di autovalutazione mostrate dall’alunno, e di stimolare l’individuazione di strategie adatte a superare le proprie specifiche difficoltà attraverso l’assunzione di impegni legati al contesto scolastico e al percorso di orientamento.

Nel corso degli anni, l’esperienza maturata nel ruolo di tutor e il confronto collegiale hanno reso possibile la progettazione di un nuovo percorso. Come già si è accennato in apertura, l’obiettivo dei docenti, ora, è tentare di estendere le modalità organizzative del tutoraggio sull’intero triennio, tentando di individuare focus e obiettivi specifici per ciascuno degli anni di corso, in un modo che ha elementi in comune con quanto intrapreso da Scuola Città Pestalozzi di Firenze in una delle Avanguardie Educative (INDIRE, Apprendimento autonomo e tutoring, 2017). Tale prospettiva è emersa nell’ambito di un percorso di riflessione collettiva, mirato alla definizione di procedure e strumenti per monitorare e supportare i percorsi di apprendimento, con particolare riguardo allo sviluppo di competenze trasversali di studio, attraverso il feedback formativo, ancorato all’osservazione sistematica dei percorsi, e la sistematizzazione degli insegnamenti ‘strategici.

Ne abbiamo parlato in maniera approfondita nel numero di gennaio di Tuttoscuola.

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