Trump contro i ‘dreamers’ rischia l’isolamento

Sono ben 16 gli Stati americani, capitanati da quello di Washington, che hanno fatto ricorso presso il tribunale di New York contro il provvedimento con il quale il presidente USA Donald Trump ha deciso di non prorogare oltre la sua scadenza, prevista per il 5 marzo 2018, la DACA (acronimo di Deferred Action for Childhood Arrivals), la legge voluta da Barack Obama nel 2012 che aveva offerto ai figli degli immigrati irregolari – soprattutto messicani e centro-sudamericani – di non essere rispediti in patria ma di poter restare anzi per due anni nel territorio degli USA per poi richiedere un permesso di studio o di lavoro.

Obama avrebbe voluto anzi fare di più, promuovendo una seconda legge, intitolata DREAM (Development, Relief and Education for Alien Minors), che avrebbe integrato questi giovani in modo più organico e definitivo. Il progetto fu bloccato dal Congresso, ma è proprio all’acronimo di questa legge, DREAM, che si sono ispirati i numerosissimi giovani che sono scesi in piazza in tutti gli USA per opporsi alla decisione di Trump. Essi si sono proclamati dreamers (sognatori), ultimi interpreti di quel sogno americano che ha consentito agli immigrati di tutto il mondo di concorrere alla costruzione di una società più ricca e più libera, condividendone gli ideali.

Il fatto è che molti degli 800.000 giovani che rischiano di essere rispediti a casa si sono ormai inseriti stabilmente nel sistema educativo (20%) e nelle aziende americane (76%), e concorrono (come, d’altra parte, molti immigrati in Italia) alla crescita dal PIL nazionale. È significativo che le ragioni dei dreamers siano sostenute con forza da imprese come Apple, Microsoft e Facebook, che in questi anni hanno assunto molti beneficiari del DACA.

Trump, a quanto pare, non intende fare passi indietro. Ma, come gli sta succedendo anche sulla revisione in senso favorevole alle scuole private di ESSA, la legge introdotta da Obama sulla politica scolastica, e sulla Obamacare in campo sanitario, incontra forti resistenze nello stesso partito Repubblicano che lo ha portato alla Casa Bianca, da parte di molti Stati, da gran parte degli intellettuali e da molte Corti e magistrature, insomma da quella articolata gamma di poteri e contropoteri che caratterizza la storia e l’identità degli Stati Uniti. Se continua così, è la previsione di molti, è molto difficile che ‘The Donald’ possa aspirare a un secondo mandato. Sempre che completi il primo…

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